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La Classifica Censis delle Università italiane (edizione 2023/2024)

10 luglio 2023

Anche quest’anno è disponibile la Classifica Censis delle Università italiane, giunta alla sua ventitreesima edizione: uno strumento che è stato creato per fornire orientamenti alle scelte di tutti gli studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria. Si tratta di un’articolata analisi del sistema universitario italiano (atenei statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) basata sulla valutazione delle strutture disponibili, dei servizi erogati, del livello di internazionalizzazione, della capacità di comunicazione 2.0 e della occupabilità. Sono consultabili anche le classifiche della didattica delle lauree triennali, delle magistrali a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali (rispettivamente raggruppate in 15, 7 e 15 gruppi disciplinari) ed è disponibile la metodologia utilizzata per la classificazione. Complessivamente, sono 70 le classifiche stilate, a partire da una batteria di 948 variabili considerate.

Tutte le classifiche sono disponibili in formato interattivo. Cliccando sul punteggio del singolo ateneo è possibile visualizzare i punteggi ottenuti per ciascun indicatore che concorre al posizionamento generale. Per le classifiche degli atenei sono consultabili anche le serie storiche dei punteggi ottenuti per ogni indicatore.

Dal 2017, anno della loro introduzione, ad oggi, i cruscotti interattivi delle classifiche hanno totalizzato più di 3 milioni di visualizzazioni totali.

Attraverso la funzione share è possibile di condividerle online e attraverso il tasto download si possono scaricare i dati delle singole classifiche.

Sfoglia le classifiche

Sintesi del 55° Rapporto Censis

Giunto alla 55ª edizione, il Rapporto Censis prosegue l’analisi e l’interpretazione dei più significativi fenomeni socio-economici del Paese, individuando i reali processi di trasformazione della società italiana. Su questi temi si soffermano le «Considerazioni generali» che introducono il Rapporto. Nella seconda parte, «La società italiana al 2021», vengono affrontati i processi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

Sintesi del 54° Rapporto Censis

4 DICEMBRE 2020

Giunto alla 54ª edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella fase di eccezionale incertezza che stiamo vivendo. Le Considerazioni generali introducono il Rapporto descrivendo la giravolta della storia, ma anche il geniale fervore degli italiani da cui traspira il nuovo. Nella seconda parte, La società italiana al 2020, l’anno della paura nera, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel sistema-Italia, una ruota quadrata che non gira: l’avvitamento di vulnerabilità strutturali - che ci portano ad esclamare: il re è nudo! -, le scorie dell’epidemia e quello che resterà dopo lo stato d’eccezione. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

1. La scuola e i suoi esclusi

Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020

9 Giugno 2020

Il progetto «Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020» realizzato dal Censis (sponsor Eni, sponsor tecnico Agi) ha l’obiettivo di “fare un esame di coscienza”, analizzando le difficoltà che l’Italia si porta dietro dal passato, i nervi scoperti che hanno comportato l’impreparazione ad affrontare in maniera ottimale l’emergenza legata all’epidemia del Covid-19, per poter guardare in modo costruttivo al futuro. Nel corso dell’anno verranno esplorate diverse dimensioni della realtà sociale ed economica del Paese. Il primo numero del Diario della transizione 2020 si concentra sul mondo della scuola.

La scuola e i suoi esclusi 

La scuola sta vivendo, come tutto il Paese, un’esperienza drammatica e unica, ma sta anche dimostrando, pur tra mille difficoltà, problematiche irrisolte e incertezze, di saper trovare al suo interno strumenti, risorse, capacità ed energie per portare avanti la propria missione con coraggio e determinazione. Una missione che, a causa del distanziamento sociale, si arricchisce di ulteriori valenze, in quanto si pone come garante, non solo dell’educazione dei cittadini, ma anche della stessa coesione sociale e della capacità di tenuta del Paese.
Numerose indagini sono state realizzate in questo periodo sul tema della didattica a distanza nelle scuole italiane, dando voce al punto di vista dei cittadini, degli studenti e delle loro famiglie. Alcune informazioni emergono anche dal monitoraggio realizzato dal Miur soprattutto in relazione alla dimensione quantitativa del fenomeno.
Nel primo numero del Diario della transizione 2020, il Censis ha inteso aggiungere un ulteriore tassello conoscitivo, dando voce, come fa da alcuni anni, alle opinioni dei dirigenti scolastici in merito ad alcuni aspetti di questo periodo emergenziale che impattano sul sistema scolastico italiano, con particolare riferimento all’attivazione di modalità e strumenti di didattica a distanza.
Hanno partecipato all’indagine, svoltasi mediante somministrazione con metodologia Cawi (Computer Assisted Web Interviewing) di un questionario semi-strutturato, 2.812 dirigenti scolastici (più del 35% del totale: scuole statali e istituti equiparati agli statali della Provincia autonoma di Trento e della Valle d’Aosta).
Tutte le aree del Paese sono adeguatamente rappresentate: il 25,3% del campione è costituito, infatti, da un dirigente di istituti dislocati nel Nord-Ovest del Paese, il 20,2% nel Nord-Est, il 18,9% nel Centro e il 35,6% nel Sud.
In linea con l’universo di riferimento, il 70,9% dei rispondenti dirige istituti del primo ciclo (fino alla scuola secondaria di primo grado) e il 33,9% istituti secondari di secondo grado (il totale è superiore a 100 perché in alcuni casi la dirigenza scolastica è attribuita a istituti di entrambi i cicli, soprattutto nel caso di reggenze. Tra i rispondenti, il 12,4% è anche reggente di un altro istituto). L’indagine è stata realizzata tra il 10 e il 27 aprile 2020.

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