Roma, 21 novembre 2019 – Lontane dagli uomini, lontane dall’Europa. In Italia le donne che lavorano sono 9.768.000 e rappresentano il 42,1% degli occupati complessivi. Con un tasso di attività femminile del 56,2% siamo all’ultimo posto tra i Paesi europei, guidati dalla Svezia, dove il tasso raggiunge l’81,2%. Le donne italiane sono molto lontane anche dal tasso di attività maschile, pari al 75,1%. E sono indietro anche nel tasso di occupazione, che nella fascia di età 15-64 anni è del 49,5% per le donne e del 67,6% per gli uomini. Nel confronto europeo riferito alla fascia d’età 20-64 anni, il tasso di occupazione femminile in Italia è del 53,1%, migliore solo di quello della Grecia.
Per le giovani donne la situazione è drammatica. Nell’ultimo anno il tasso di disoccupazione in Italia è pari all’11,8% per le donne e al 9,7% per gli uomini. Ma tra le giovani di 15-24 anni si arriva al 34,8%, mentre per i maschi della stessa età si ferma al 30,4%. In questo caso è abissale la distanza con l’Europa, dove il tasso medio di disoccupazione giovanile per le donne è del 14,5%. In Germania scende al 5,1%, nel Regno Unito al 10,3%, in Francia è pari al 20%. Noi siamo penultimi, seguiti solo dalla Grecia (43,9%).
Studiare non è sufficiente per fare carriera. Le donne manager in Italia sono solo il 27% dei dirigenti: un valore molto al di sotto di quello medio europeo (33,9%). Non solo le donne sono sottorappresentate nelle posizioni apicali, ma quando lavorano spesso svolgono mansioni per cui sarebbe sufficiente un titolo di studio più basso di quello che possiedono. Del resto, il 48,2% degli italiani è convinto che le donne, per raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, debbano studiare più di loro.
Le difficoltà a conciliare lavoro e famiglia. Quasi tutti gli italiani pensano che per una donna avere un lavoro sia molto (79,3%) o abbastanza (18,8%) importante. L’85,9% ritiene che per una donna sia molto (51,1%) o abbastanza (34,8%) importante anche avere figli. Eppure per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono ancora oggi due percorsi paralleli e spesso incompatibili. Per questo una donna occupata su tre (il 32,4%, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) ha un impiego part time. Nel caso degli uomini questa percentuale si riduce all’8,5%. Lungi dal rappresentare una forma di emancipazione e una libera scelta, il lavoro a tempo parziale è subito per mancanza di alternative da circa 2 milioni di lavoratrici (è involontario per il 60,2% delle donne che hanno un impiego part time). Del resto, il 63,5% degli italiani riconosce che a volte può essere necessario o opportuno che una donna sacrifichi parte del suo tempo libero o della sua carriera per dedicarsi alla famiglia.
Wonder women: donne che lavorano e hanno figli piccoli. Sono quasi 6 milioni le donne italiane che hanno figli minori e che allo stesso tempo lavorano. Di queste, 2,4 milioni sono capofamiglia e 2 milioni hanno almeno tre figli minori. Tra le donne occupate con almeno tre figli, quasi 1,3 milioni (il 63,5%) lavora a tempo pieno e 171.000 (l’8,5% del totale delle occupate) sono dirigenti, quadri o imprenditrici.
Il gender pay gap nelle pensioni. Percorsi lavorativi più accidentati e carriere meno brillanti determinano anche una differenza nei redditi da pensione. Nel 2017 le donne che percepivano una pensione da lavoro erano più di 5 milioni, con un importo medio annuo di 17.560 euro. Per i quasi 6 milioni di pensionati uomini l’importo medio era di 23.975 euro.
Ancora troppe donne vittime di violenza. Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nel 2018 in Italia sono stati denunciati alle Forze dell’ordine 4.887 reati di violenza sessuale, di cui circa il 90% con vittima una donna. Di questi, 397 a danno di un minore di 14 anni. Al primo posto per numero di violenze sessuali c’è Milano con 481 denunce, seguita da Roma con 411 e Torino con 215. La prima provincia per numero di violenze sessuali denunciate in rapporto alla popolazione residente è Trieste, seguita da Rimini e Bologna.
Il progetto Respect. Questi sono alcuni dei risultati del progetto Respect-Stop Violence Against Women, realizzato dal Censis con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si propone di stimolare una riflessione collettiva sul valore sociale della donna per promuovere un cambiamento nei comportamenti che sono alla radice della discriminazione e della violenza di genere. Il progetto Respect si conclude con l’apertura della mostra fotografica «Un mondo senza donne» presso la Casa dei diritti e delle differenze del Municipio Roma III Montesacro in via Gerolamo Rovetta. La mostra sarà aperta al pubblico dal 21 al 29 novembre dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Sono previste visite didattiche per le scuole.
L’inaugurazione della mostra fotografica. La mostra viene inaugurata oggi alle ore 11.00, con la partecipazione di Giovanni Caudo, Presidente del Municipio Roma III, Anna Italia, Responsabile del progetto del Censis, Alessandro Scotti, Curatore della mostra fotografica, Paola Bianchi del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ida Bonagura, Dirigente superiore tecnico psicologo della Direzione centrale Sanità della Polizia di Stato, Susanna Camusso, Responsabile nazionale delle Politiche di genere della Cgil, Elisa Ercoli, Presidente di Differenza Donna onlus, Liliana Ocmin, Coordinamento Nazionale Donne della Cisl, e Christian Raimo, Assessore alle Politiche per la cultura del Municipio Roma III.
21 Novembre 2019