Il segreto della radiovisione: un mix di tecnologia e tradizione

Con la digitalizzazione e la moltiplicazione degli schermi nelle case e nelle mani degli italiani sono profondamente cambiate le abitudini e le modalità di fruizione dei programmi e contenuti radiofonici: ad un ascolto lineare e famigliare si è sostituito un ascolto erratico ed individualizzato, in cui ciascuno vuole trovare ovunque e in ogni momento della giornata i contenuti che lo interessano, senza dover essere legato ad un device, ad un luogo, ad una trasmissione.

Per la nuova radio quello che conta è dare continuità agli ascolti nel fluire delle giornate e delle attività svolte, garantendo all’ascoltatore la possibilità di ascolto da supporti diversi, rimanendo componente essenziale della vita quotidiana di ciascuno.

Di qui il passaggio dalla radio alla piattaforma in cui i contenuti e i programmi sono offerti su device diversi, off e on line, in formato audio e video, con gli ascolti dai device alternativi all’apparecchio radio e all’autoradio (che rimangono i più seguiti) in forte crescita negli ultimi anni ed in particolare nell’anno della pandemia, che ha definitivamente portato gli italiani nella digital life.  

I dati sugli ascolti certificano che la modernità e la flessibilità della radio le hanno consentito di resistere nell’annus horribilis della pandemia, per cui tra il primo semestre del 2019 e lo stesso periodo del 2021, a fronte della perdita in un giorno medio del 4,6% dei radioascoltatori, determinata soprattutto dalla riduzione del 12,3% di chi segue i programmi da autoradio, c’è stata una crescita di circa l’8% degli ascolti (e delle visioni) da tutti gli altri device, e un aumento del 4,7% dei radiospettatori da schermo tv, che in un giorno medio sono quasi 4,2 milioni.

Non solo: i primi dati relativi alla scorsa estate testimoniano di una forte crescita dei radioascoltatori, che in un giorno medio superano nuovamente i 34 milioni, e tornano ai livelli pre-pandemia.

Dati in linea con la nostra indagine di inizio anno, che ha definitivamente consacrato la radiovisione come nuovo media e fenomeno di massa, in perfetta sintonia con le abitudini e gli stili di vita degli italiani: circa 19 milioni di italiani seguono, anche saltuariamente, programmi radiofonici in video da schermi diversi (tv, smartphone, pc..) e quasi 11 milioni seguono la radiovisione sugli schermi tv.  

Numeri giganteschi, ed in forte crescita, che attestano come la radio si sia rivelata il più all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media, con una capacità di proporre i suoi programmi su tutti i vettori disponibili.

Durante l’ultimo anno e mezzo di pandemia oltre 5 milioni di italiani hanno scoperto per la prima volta la radiovisione sugli schermi televisivi. Non era scontato, perché all’interno delle mura domestiche la radio ha dei contendenti potentissimi come la televisione e internet.

E invece, con la radiovisione la radio è stata capace di trasformarsi e di diventare un new media, senza perdere la sua riconoscibilità e la sua vocazione originaria, che stanno nella capacità di fare informazione e intrattenimento, dal vivo e in diretta.

Perché essere all’avanguardia nelle tecnologie e nella moltiplicazione dell’offerta non è condizione sufficiente per essere e restare fenomeno di massa. Se ogni giorno oltre 34 milioni di italiani continuano a premiare la radio con gli ascolti è perché è in sintonia con le loro abitudini e i loro stili di vita e perché trovano un palinsesto di informazione e intrattenimento con contenuti credibili, affidabili, garantiti da team di professionisti che gli utenti conoscono, che seguono, e con cui possono stabilire una relazione nella diretta attraverso telefonate, e-mail, sms, Whatsapp.

Ma c’è chi è pronto a scommettere che ben presto il pubblico abbandonerà i programmi live e comunitari per passare definitivamente all’iper personalizzazione dei contenuti streaming on demand delle piattaforme da cui è possibile scaricare playlist individualizzate di musica a pagamento. Non è così: due terzi degli italiani sono convinti che il futuro della radio non sono le piattaforme a pagamento, perché credono nel valore aggiunto del palinsesto e dei professionisti che ogni giorno rendono possibile la diretta.  Si tratta di un parere condiviso anche dai più giovani, che vivono le dinamiche della modernizzazione in maniera più intensa e sono i maggiori fruitori della musica on demand, e che nel 51,7% dei casi sono pronti a scommettere sul futuro della programmazione radio.

Del resto, quanto successo sino ad ora all’interno del panorama dei programmi e dei contenuti radio indicano che la radio avrà una lunga vita, nuove modalità di visione e di ascolto si affacceranno sulla scena e coesisteranno con quelle precedenti senza eliminarle del tutto.

Il segreto del successo degli editori, anche nel futuro, starà sempre più nella loro capacità di cogliere i cambiamenti nei gusti e negli stili di vita degli italiani e di trasferirli nella programmazione all’interno di una piattaforma che, necessariamente, sarà sempre più ricca di opzioni e di proposte.