Lo abbiamo detto e lo ripetiamo, il più antico dei media è stato quello che negli anni è stato più capace di rigenerarsi e di proporsi su piattaforme diverse, in formato audio e video, da device fissi e mobili, mantenendo intatta la sua capacità di soddisfare il suo pubblico e di catturarne di nuovo.
Anche per la radio, come per tutto il sistema della comunicazione, la pandemia ha rappresentato un formidabile acceleratore di processi di digitalizzazione e di moltiplicazione dei format e dei device che già stavano avvenendo, e ha segnato la definitiva consacrazione della radiovisione, intesa nella sua accezione più ampia, come possibilità di fruire in contemporanea dei contenuti/programmi della diretta radiofonica in formato audio o video da tutte le piattaforme disponibili.
Nell’ultimo anno e mezzo di emergenza sanitaria oltre 5 milioni di italiani adulti hanno iniziato a seguire programmi e contenuti della radiovisione (11,0% del totale). Tra i new comers della radiovisione, le donne sono il 56,8%, gli adulti di età compresa tra i 35 e i 64 anni il 68,5% e i giovani under 35 il 29,7%, i diplomati rappresentano il 60,4% e i laureati il 34,2%, chi vive al Sud e nelle isole il 39,6% (tab. 5).
Ancora una volta, ad essere esclusi dalla forme più moderne di fruizione sono gli anziani (1,8% dei new comers) e i meno scolarizzati (5,4% tra chi ha al massimo la licenza media).
Il successo della radiovisione non è solo legato alla sua capacità di proporsi su device e in formati diversi sintonizzandosi con le nuove abitudini di fruizione e con gli stili di vita degli italiani e accompagnandoli in tutti i momenti della vita quotidiana: la radiovisione ha successo perché è la naturale evoluzione della radio, che ha nel palinsesto e nella diretta i suoi asset vincenti.
La radiovisione organizza contenuti di qualità in un mix di informazione e intrattenimento fruibile in contemporanea su media diversi. Lo sanno bene gli italiani che nell’81,4% del totale affermano che la radiovisione è un nuovo media che combina i contenuti della radio con le infinite possibilità di visione e di ascolto, dal vivo e in diretta (tab. 6). E la percentuale sale all’85,2% tra gli adulti di età compresa tra i 35 e i 64 anni, all’83,5% tra i diplomati, all’88,3% tra gli studenti e all’87,6% tra le casalinghe, mentre tra gli over 65enni, che condividono questa opinione nel 69,7% dei casi, il 22,2% non è in grado di rispondere.
Ma ci sono dei nuovi contendenti che si sono affacciati da alcuni anni sulla scena degli ascolti mietendo successi soprattutto tra i più giovani, e che molti sono pronti a scommettere che siano destinati con il tempo a sostituire contenuti e palinsesti della radio dal vivo: si tratta delle piattaforme che offrono lo streaming on demand di brani musicali selezionati in base ai gusti dell’utente, da cui ciascuno può scaricare la propria musica preferita.
In Italia nel 2020, nonostante la pandemia e tutte le restrizioni all’offerta di musica dal vivo, il mercato della musica è cresciuto dell’1,5% grazie alla crescita del digitale e degli abbonamenti streaming a pagamento, che secondo l’annuale Global Music Report, nell’ultimo anno sono cresciuti del 29,8% e valgono 104 milioni di euro di ricavi.
In realtà si tratta di due tipologie di offerta ben diverse: le piattaforme streaming sono solo musicali, la radio non si esaurisce nella musica, ma ha il suo punto di forza nel palinsesto in cui si alternano musica e contenuti.
Inoltre la programmazione della radio si realizza ed ha successo grazie all’impegno di un team di professionisti che lavorano in studio e dietro le quinte per garantire qualità e credibilità dei contenuti e del palinsesto.
Non solo la programmazione radiofonica si articola in un palinsesto giornaliero composito la cui realizzazione richiede il lavoro di un team di professionisti della comunicazione, ma la radio è live. Questo richiede il possesso di una professionalità specifica da parte di chi ci lavora e insieme le consente di mantenere una forte interazione con il proprio pubblico, che è insieme individuale-perché all’interno di un programma ciascuno può ritagliarsi un proprio spazio di protagonismo- e comunitaria- perché partecipare ad un programma significa entrare a far parte della comunità che lo segue e che ha gli stessi interessi-, e l’85,2% degli italiani riconosce che la radio ha una forte interazione con il proprio pubblico.
Di tutto questo sembrerebbero essere consapevoli gli stessi utenti, che nel 90,1% dei casi ritengono che ci sia differenza tra i programmi e i contenuti radio, che sono offerti all’interno di un palinsesto ricco di musica e contenuti che si realizza, giorno dopo giorno, grazie alle redazioni fatte di professionisti che vi lavorano, e le piattaforme on demand che offrono esclusivamente playlist di musica personalizzata (tab. 7).
Ecco perché il più antico dei media è anche il più social dei media, e anche per questo è stato capace prima e più degli altri di sintonizzarsi con la modernità degli italiani, ponendosi sulla frontiera più avanzata dei loro bisogni.
Ma c’è chi è pronto a scommettere che ben presto il pubblico abbandonerà i programmi live e comunitari per passare definitivamente all’iper personalizzazione dei contenuti streaming on demand delle piattaforme da cui è possibile scaricare playlist individualizzate di musica a pagamento.
Non è così, se due terzi degli italiani sono convinti che il futuro della radio non sono le piattaforme a pagamento perché credono nel valore aggiunto del palinsesto, della diretta e dei professionisti che ogni giorno rendono possibile la programmazione. Si tratta di un parere condiviso anche dai più giovani, che vivono le dinamiche della modernizzazione in maniera più intensa e sono i maggiori fruitori della musica on demand, e che nel 51,7% dei casi sono pronti a scommettere sul futuro della programmazione radio.
Senza dubbio le piattaforme di musica on demand indicano una nuova strada verso cui sta andando la programmazione in risposta ad una domanda sempre più personalizzata e che sempre più premierà contenuti/programmi da scaricare ed ascoltare in modalità asincrona, in luoghi e situazioni diverse. Si tratta di una nuova organizzazione dei contenuti verso cui anche la radiovisione si sta muovendo per non farsi trovare impreparata.
Il segreto del successo degli editori, anche nel futuro, starà sempre più nella loro capacità di cogliere i cambiamenti nei gusti e negli stili di vita degli italiani e di trasferirli all’interno di una piattaforma che, necessariamente, sarà sempre più ricca di opzioni e di proposte.