Comunicati Stampa

Il capitolo «Sicurezza e cittadinanza» del 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2014

Roma, 5 dicembre 2014 – Oltre gli sbarchi. L’emergenza sbarchi che l’Italia ha vissuto quest’anno non ha precedenti. Dall’inizio dell’anno e fino alla metà di ottobre sono stati gestiti 918 sbarchi, nel corso dei quali sono giunte 146.922 persone, per l’11% donne e per il 21,2% minori. Numeri che destano allarme, soprattutto se paragonati con quelli degli anni passati. Nel 2011, che era stato un anno record per gli effetti delle «primavere arabe», gli arrivi erano stati 63.000, 13.000 nel 2012 e 43.000 in tutto il 2013. Si stima che siano stati oltre 3.000 i morti nel Mediterraneo tra gennaio e settembre, e 22.400 quelli che complessivamente hanno perso la vita dal 2000 a oggi: quasi dieci volte il numero delle vittime degli attentati alle Torri Gemelle. Numeri che mettono a dura prova anche il sistema di accoglienza. Al 30 settembre le strutture di diversa natura presenti sul territorio nazionale ospitavano 61.536 migranti, collocati per più della metà in soluzioni alloggiative temporanee (il 52,8%, con un maggiore presenza in Sicilia, Lombardia e Campania), per un ulteriore 30% nelle strutture facenti capo allo Sprar (soprattutto nel Lazio, in Sicilia e in Puglia) e per il 17% nei centri governativi (i maggiori si trovano in Sicilia, Puglia e Calabria).

Quale integrazione senza partecipazione? Sono 12 i Paesi dell’Unione europea che riconoscono a tutti gli immigrati non comunitari il diritto di voto alle elezioni amministrative ponendo come vincolo un certo periodo di residenza (2 anni in Finlandia, 3 in Irlanda, Danimarca, Slovacchia e Svezia, 5 nei Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Estonia, Slovenia, Lituania, Ungheria) e ponendo, in alcuni casi, uno sbarramento all’elettorato passivo. In altri Paesi, come Regno Unito, Spagna e Portogallo, vengono invece stabiliti dei requisiti maggiormente selettivi, privilegiando cittadini che provengono da Paesi che hanno legami storici e/o con cui sono stati sottoscritti accordi di reciprocità. Ci sono poi 12 Paesi, tra cui l’Italia, ma anche la Francia, la Germania e la Grecia (che nel 2010 aveva introdotto il diritto di voto, poi dichiarato incostituzionale nel 2013), in cui non è concessa la possibilità di votare.

Il sistema anti-tratta: tra imminenti trasformazioni e cambiamenti necessari. Tra il 2000 e il 2012 il sistema di protezione italiano per le vittime di tratta è entrato in contatto con oltre 65.000 persone, cui ha fornito informazioni, accompagnamento ai servizi e consulenza. Ha garantito assistenza strutturata a 21.795 vittime di tratta e grave sfruttamento, oltre 1.000 delle quali minori, cui si aggiungono 3.862 persone, di cui oltre 200 minori, entrate nei progetti di emersione e prima assistenza nel periodo 2006-2012. Solo nell’ultimo biennio sono stati oltre 1.500 i percorsi di assistenza attivati a favore delle vittime di tratta, dei quali 96 a favore di minori. Quasi tre quarti dei percorsi erano rivolti a donne e per oltre la metà hanno avuto come destinatari cittadini originari della Nigeria e della Romania.

L’illegalità frena le imprese. Una indagine del Censis condotta su funzionari di camere di commercio, organizzazioni datoriali e di categoria, sindacati, testimonia l’elevata presenza di attività illegali ai danni delle imprese. Quasi il 60% degli intervistati segnala la presenza di imprese parzialmente o totalmente irregolari sul proprio territorio (e il dato sale al 78,5% nel Sud), il 52,4% denuncia la pratica dello sfruttamento lavorativo (il 76,1% al Sud) e il 51,3% la presenza di immigrazione irregolare. Un contesto di questo tipo crea un humus favorevole alla diffusione di altri mercati illegali, come l’abusivismo commerciale e la vendita di merci contraffatte. Nel solo commercio al dettaglio, si stimano 67.600 esercizi parzialmente o totalmente abusivi, pari al 7% del totale. Di questi, 34.800 sono situati in aree pubbliche e mercatali (il 19% del totale), 32.800 sono in sede fissa (il 4% del totale). Complessivamente si può stimare un fatturato di 8,8 miliardi di euro, pari al 4,7% del totale del volume d’affari. Invece il mercato della produzione e vendita di merci contraffate vale, secondo l’ultima stima del Censis, 6,5 miliardi di euro. Se fossero stati venduti gli stessi prodotti sul mercato legale si sarebbero avuti 17,7 miliardi di euro di valore di produzione aggiuntiva, con conseguenti 6,4 miliardi circa di valore aggiunto, e acquisti di materie prime, semilavorati e/o servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 5,6 miliardi di euro. La produzione degli stessi beni in canali ufficiali avrebbe richiesto circa 105.000 unità di lavoro a tempo pieno. Riportare sul mercato legale la produzione dei beni contraffatti significherebbe anche avere un gettito aggiuntivo per imposte (dirette e indirette) legato alla produzione diretta di 1,5 miliardi di euro. Se a questo si aggiunge la produzione indotta in altri settori dell’economia, pari a quasi 3,8 miliardi di euro, si arriverebbe a un gettito complessivo pari a circa 5,3 miliardi di euro ovvero a un ammanco pari nel complesso al 2% del totale delle entrate prese in considerazione.

Giovani, legalità, contraffazione. Da una indagine del Censis su giovani romani di 18-25 anni intercettati mentre si trovavano a fare compere nei mercati di Porta Portese, Via Sannio e Villaggio Olimpico emerge che l’80,9% considera il download di materiale pirata da internet un comportamento ammissibile. Il 67,6% pensa lo stesso per l’acquisto di merce contraffatta. Si tratta, in entrambi i casi, di atti ritenuti normali, che i giovani compiono abitualmente, spesso senza neanche avere la percezione di compiere un illecito. Non sono pochi nemmeno quelli che trovano giustificazioni per l’acquisto di merce di dubbia provenienza (comportamento giudicato ammissibile dal 43,7% del campione) o di sigarette di contrabbando (35,6%). Dall’indagine emerge che il 74,6% dei giovani acquista spesso (15,2%) o qualche volta (59,4%) merce falsa. I giovani comprano soprattutto articoli di abbigliamento (67,3%) e accessori quali cinture, portafogli, borse (45,3%), scarpe (37,5%), occhiali (31,6%), orologi, bigiotteria e gioielli (20,1%). Tra i prodotti più indicati vi sono poi i cd e i dvd (48,3%).

 

5 Dicembre 2014