Il quadro che emerge da questo nuovo focus sulle persone con Alzheimer e sulle loro famiglie presenta qualche novità e molte costanti. È trascorso quasi un quarto di secolo dalla prima indagine, realizzata nel 1999 grazie alla collaborazione tra Censis e Aima, che ha raccontato la malattia e la situazione di chi ne soffre attraverso lo sguardo dei caregiver che se ne prendono cura.
È, per certi aspetti, diverso il profilo dei pazienti, tendenzialmente più giovani e di più recente diagnosi e su questo dato, anche tenendo conto delle diverse modalità di reclutamento, per le quali hanno oggi più peso gli utenti del Numero Verde di Aima e i pazienti intercettati presso i Cdcd, impatta la strage silenziosa del Covid, che ha portato con sé le persone affette da Alzheimer più anziane e le più fragili per il più lungo percorso di malattia.
Una importante novità di questo studio è la realizzazione di una indagine su un campione di persone con una diagnosi di disturbo cognitivo lieve o Mci, che ha permesso di squarciare il velo su una condizione poco conosciuta ma di grande interesse, sia sotto il profilo umano che rispetto all’evoluzione possibile dell’attuale modello dei servizi.
Il tema della diagnosi e della presa in carico precoce è infatti strategico proprio per contrastare efficacemente l’evoluzione degenerativa della malattia, anche alla luce degli attesi sviluppi aperti dalle innovazioni farmacologiche.
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20 Settembre 2024