2. Televisione protagonista della quotidianità digitale

La televisione è e rimane il più grande fenomeno di massa della nostra epoca, che è stato capace di accompagnare e diffondere i più importanti cambiamenti negli stili di vita e nei consumi degli italiani, con un ruolo fondamentale anche nella diffusione della lingua italiana e nella alfabetizzazione della popolazione.

In realtà, la didattica a distanza attraverso gli schermi televisivi era già stata sperimentata con successo molti anni prima della pandemia: era il 1958 quando iniziarono le trasmissioni di “Telescuola” per consentire il conseguimento dell’obbligo scolastico ai ragazzi residenti in località prive di scuole secondarie e il 1960 quando partì “Non è mai troppo tardi”, il programma del maestro Manzi che insegnò a leggere e a scrivere a milioni di italiani. In seguito i programmi della televisione hanno continuato per anni a diffondere conoscenza, modi di pensare, stili di vita, sia attraverso trasmissioni dedicate, ma anche attraverso gli sceneggiati, i film, i telegiornali, i giochi a premi. La televisione è stato l’unico schermo presente nelle abitazioni da cui fruire di contenuti di informazione e intrattenimento.

Poi il mondo è cambiato, è arrivato il web, si sono moltiplicati gli schermi, è stato inventato lo smartphone ed è cambiata la modalità di fruizione dei contenuti mediatici, che si è fatta sempre più personalizzata, erratica, non più legata ad un palinsesto unico e uguale per tutti.

Nonostante tutto la televisione ha dimostrato grande resilienza: è  rimasta al centro delle case (e delle vite) degli italiani, è stata capace di ibridarsi nei format e nei contenuti e di trasformarsi in una piattaforma da cui fruire liberamente di contenuti video, lineari e on demand.

Oggi la televisione è la Smart Tv che si può collegare al web, e il processo di ricambio dei vecchi schermi che si è avviato per accedere al nuovo Digitale terrestre, può rappresentare un’ulteriore porta di accesso al digitale per famiglie che sono prive di altri schermi, che non si connettono, o che ancora non possiedono la connessione ad internet. Da questo punto di vista non è azzardato dire che il processo di sostituzione della Smart TV costituisce sicuramente una condizione di base per la digitalizzazione del Paese.

2.1. Televisore o soprammobile?

Nelle case degli italiani ci sono 43 milioni e 100.000 apparecchi televisivi, posseduti dal 96,9% delle famiglie: questo significa che 23 milioni e 200.000 famiglie hanno il televisore, mentre 700.000 famiglie, il 3,1% del totale, non possiedono una Tv (tab. 8).

Circa 9 milioni e 200.000 famiglie (il 38,6% del totale) possiedono un solo televisore, 9 milioni e 400.000 famiglie (il 39,2%) hanno due televisori, 3 milioni e 500.000 (il 14,6%) ne hanno tre, e 1 milione e 100.000, il 4,6% del totale, ha 4 o più televisori.

Rispetto al 2019 ci sono 441.380 apparecchi in più, ma si riducono le famiglie con almeno una tv. Quindi i nuovi televisori sono andati tutti nelle case di chi già ne aveva almeno uno, anzi, almeno due, visto che i dati ci dicono che crescono solo le famiglie con tre (+7,4%) e, soprattutto, quelle con quattro o più apparecchi (+24,5%).

I televisori sono tanti, ma in molti casi sono poco più di un soprammobile. La Rilevazione di base Auditel rivela che nel 2021 5 milioni e 700.000 apparecchi (il 13,2% del totale) - che sono nelle case di 4 milioni e 600.000 famiglie (il 19,8% del totale) - si possono considerare quasi degli oggetti di antiquariato perché acquistati più di 10 anni fa: a questi apparecchi vintage va sicuramente aggiunta una fetta consistente dei 12 milioni di televisori per cui non è stato possibile ricostruire con certezza la data dell’acquisto (tab. 9). Per il resto, la maggior parte dei televisori, 12 milioni e 500.000, risalgono al periodo che va dal 2011 al 2016, mentre 6 milioni e 500.000 sono databili al 2017-2018 e 6 milioni e 400.000 televisori - posseduti da 5 milioni e mezzo di famiglie (il 23,8% del totale) - possono essere considerati di ultimissima generazione perché acquistati a partire dal primo gennaio del 2019. Questi ultimi sono in forte crescita negli ultimi anni, come effetto del boom della televisione on demand e dello switch off prossimo venturo.

2.2. L’impatto dello switch off prossimo venturo

Sono anni che se ne parla, le scadenze sono state via via posticipate, e al momento sembrerebbe che alla fine del 2023 ci sarà il passaggio definitivo al Digitale terrestre di seconda generazione, il DVBT2, che sostituirà il “vecchio” DVBT.

Da quel momento, chi vorrà vedere i canali del digitale terrestre dovrà avere un apparecchio con DVBT2 con sistema di codifica HEVC o un decoder esterno in grado di sintonizzarsi con la nuova banda del digitale, e quindi dovrà adeguare e/ o sostituire il proprio televisore, a meno che non lo abbia acquistato negli ultimi tre o quattro anni. Si tratta di un passaggio che interesserà complessivamente quasi 12 milioni di famiglie e 27 milioni e 700.000 televisori e che si articola in due step, le cui scadenze sono state più volte posticipate in questi mesi:

  • il primo step, con scadenza il 20 ottobre scorso, ha previsto il passaggio di tutti i canali del digitale terrestre all’alta definizione (HD) con la conseguente impossibilità di seguire i programmi del digitale da apparecchi che non trasmettono in HD o che non sono dotati di apposito decoder. In base alla rilevazione di base Auditel questo step ha interessato circa un televisore su cinque, 8 milioni e 400 mila apparecchi che si trovano nelle case di 3 milioni di famiglie italiane, pari al 12,8% del totale (tab.10).
  • ancora maggiore l’impatto del secondo step, che segnerà il momento in cui verrà introdotto definitivamente lo standard DVB-T2 con il nuovo sistema di codifica HEVC Main10 che interesserà 27 milioni e 700.000 televisori (il 64,2% del totale), con circa 12 milioni di famiglie, pari al 51,2% del totale, che si dovranno adeguare al nuovo standard richiesto.

Per incentivare il ricambio degli apparecchi televisivi, la legge di bilancio del 2019 ha previsto uno stanziamento per il periodo 2019-2022 da destinare ad un “bonus televisore” per lo sconto di 50 euro sul prezzo del televisore o di un decoder compatibile come incentivo all’acquisto per le famiglie con Isee inferiore ai 20.000 euro. Questo incentivo non ha avuto molto successo, ma la necessità di adeguamento del parco televisori è rimasta, cosicché a luglio 2021 è stato approvato un provvedimento (reso esecutivo ad agosto) destinato a tutti gli italiani a prescindere dall’ISEE posseduto che prevede uno sconto del 20% fino ad un massimo di 100 euro per l’acquisto di un televisore purché ne venga rottamato uno vecchio.

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2.3. La Smart Tv come porta di accesso alla digital life

Emergenza sanitaria e restrizioni alla mobilità hanno dato nuova centralità alla televisione nella vita degli italiani in isolamento.

Da un lato, infatti, si è scatenata la domanda di informazione sui diversi aspetti del virus e del contagio, sulle regole da rispettare, sui bonus via via approvati e concessi, con una crescita della audience della televisione lineare, sia per numero di spettatori che per tempo medio di ascolto. Sul fronte dell’offerta questo ha significato una crescita dei contenuti informativi e dei programmi dedicati al virus. In particolare, nei mesi di marzo e aprile del 2020, a pandemia appena iniziata, e poi nel mese di ottobre in occasione della seconda ondata, i telegiornali nazionali delle 20 hanno fatto registrare oltre il 50% del totale degli spettatori di quella fascia oraria, con significativi incrementi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

D’altra parte, e parallelamente, si è scatenata una domanda personalizzata di contenuti video on demand, che ha fatto schizzare i consumi della “televisione fuori dal televisore”, a pagamento e non.

Infine, gli stessi schermi televisivi, se collegati ad internet, sono diventati ulteriori supporti per vivere la nuova quotidianità a distanza da Covid 19. Infatti, le televisioni di nuova generazione non solo consentono di seguire l’offerta lineare e on demand, on e off line, ma rappresentano anche degli ulteriori device che gli italiani possono utilizzare per collegarsi ad internet e svolgere alcune attività a distanza.

In realtà non tutte le Smart tv vengono utilizzate a pieno: su 15 milioni e 500.000 Smart tv presenti nelle case degli italiani, 12 milioni e 300.000 sono effettivamente collegate ad internet e 3 milioni e 200.000 non sono collegate, per un totale di 2 milioni e 594.000 famiglie che hanno in casa almeno una Smart Tv ma la utilizzano esclusivamente in modalità lineare (tab. 11). Tra queste, la stragrande maggioranza (87,4%, per un totale di 2 milioni e 267.000 famiglie) possiede il collegamento ad internet, che però nell’85,2% dei casi è solo da linea mobile, quindi più difficilmente in grado di supportare l’utilizzo in streaming della Smart Tv.

Per questi 2 milioni e 209.000 famiglie dotarsi di linea fissa vorrebbe dire poter utilizzare le possibilità offerte dalla Smart Tv e avere un ulteriore schermo per l’ingresso nella vita digitale.

I dati sulle fruizioni individuali della Rilevazione di base Auditel confermano come la Smart Tv rappresenti una porta d’accesso ad internet per oltre 22 milioni di italiani, la maggior parte dei quali la utilizza per accedere alle applicazioni on demand (tab. 12). I dati al 2020 evidenziavano però come quasi 4 milioni di italiani utilizzassero la Smart Tv per accedere ad internet e navigare sui siti come si fa da un personal computer.

2.4. Italiani che non hanno la tv

Negli ultimi due anni sono aumentati i televisori e gli schermi nelle case degli italiani, ma sono anche cresciute le famiglie che non hanno neppure un televisore, che sono 748.000, pari al 3,1% delle famiglie italiane (tab. 13). Di queste, circa 177.000 vedono comunque la Tv fuori casa (9.000) o, soprattutto (168.000), seguono la Tv da casa utilizzando dispositivi diversi dall’apparecchio televisivo. Restano 575.000 famiglie, pari al 2,4% del totale, in cui vivono 1 milione e 260.000 individui, che né possiedono né guardano la tv.

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