Ma qual è al momento la situazione delle persone con problemi di ipoacusia in Italia rispetto all’utilizzo di dispositivi per l’udito?
Dei 7 milioni e 200mila di ipoacusici una quota importante potrebbe trarre beneficio dall’utilizzo di una protesi acustica o di altri ausili in grado di compensare e attenuare il proprio deficit ma, secondo i dati della ultima indagine Anovum EuroTrak 2018 relativa all’Italia, solo il 29,5% al momento la utilizza. Si tratta di una quota in crescita (era il 24,6% nel 2012 e il 25,2% nel 2015), pari a 2.140.000 persone con problemi di ipoacusia.
Va detto tuttavia che il 70% circa del totale ipoacusici è rappresentato da persone affette da un deficit considerato lieve, cioè con una perdita media tra i 25 e i 40dB. È soprattutto tra costoro che il tasso di adozione è basso, mentre nel rimanente 25% circa, composto da persone con perdita uditiva moderata o severa (maggiore di 40dB medi) il tasso di adozione è decisamente alto, intorno al 70% del totale.
Dallo studio emergono alcune importanti indicazioni sulle caratteristiche degli utilizzatori ma anche sulle propensioni e le resistenze al ricorso agli ausili.
Non si rilevano differenze significative di genere, mentre il ricorso alle protesi acustiche appare leggermente più diffuso nella fasce d’età anziana (34,0%) mentre l’utilizzo minore si riscontra nella fascia d’età intermedia, dai 45 ai 64 anni (20,8%) persone nel pieno della propria attività professionale e di vita, che magari stentano a riconoscere a se stessi di avere bisogno di supporti uditivi (fig. 3).
Va infatti considerato il dato di una sorta di resistenza almeno iniziale all’utilizzo delle protesi acustiche, in parte dipendente anche dai livelli di informazione e dal tipo di fonte prevalente. Infatti, tra gli utilizzatori di protesi acustiche è più elevata la quota di chi indica i medici (Mmg e specialista otorino) e gli Audioprotesisti come fonte di informazione, ma internet conferma la sua rilevanza perché citata da quote importanti di rispondenti, sia tra persone con problemi che tra utilizzatori e non di protesi acustiche (fig. 4).
È dunque certamente importante il ruolo dei professionisti della salute e anche quello del MMG, dal momento che circa l’80% degli intervistati ha dichiarato di essersi rivolto a un medico e il primo contattato nel 61% dei casi è stato il MMG a fronte del 39% che si è rivolto direttamente a uno specialista.
Le opinioni e gli atteggiamenti nei confronti delle protesi acustiche appaiono dunque importanti, dal momento che appare evidente una qualche forma di resistenza, se si tiene conto che dall’indagine è emerso che le protesi acustiche erano state consigliate anche a circa un terzo degli intervistati che al momento dell’intervista non le utilizzavano.
Una resistenza che si può rinvenire anche tra gli utilizzatori, dal momento che l’indagine rileva che il tempo medio trascorso tra la presa di consapevolezza del disturbo e l’adozione della protesi acustica passano mediamente 2-3 anni (e per il 16% dai 4 anni in su).
È evidente che l’utilizzo di protesi acustiche è maggiore tra coloro che hanno un disturbo più severo. Gli utilizzatori vanno dal 9% di coloro che hanno un disturbo lieve al 29% di chi ne ha uno moderato, fino al 57% dei casi più gravi di ipoacusia.
In ogni caso appare elevata (72%) la percentuale che dichiara che avrebbe dovuto adottare prima la propria protesi acustica perché soprattutto la vita sociale (76% è di questa opinione) ne avrebbe beneficiato.
Tuttavia, nella graduatoria delle motivazioni addotte da chi non utilizza le protesi acustiche, sono rinvenibili aspetti citati con percentuali elevate e sovrapponibili, in cui si intrecciano aspetti soggettivi legati alla valutazione del proprio disagio che tendono a minimizzarlo, valutazioni sull’efficienza e le caratteristiche dell’ausilio e ragioni psicologiche che attengono all’imbarazzo nel dover mostrare o ammettere il proprio deficit uditivo (fig. 5).
Viceversa tra gli utilizzatori di protesi acustiche, i dati di Eurotrak segnalano non solo elevati livelli di soddisfazione ma anche espliciti riferimenti a un miglioramento della loro qualità della vita su diversi aspetti.
In generale si dichiara molto o abbastanza soddisfatto l’81% degli utilizzatori (e il dato è in crescita di 10 punti percentuali rispetto alla rilevazione del 2012) e si tratta di una soddisfazione che rimane elevata considerando tutti gli aspetti valutati, dalle caratteristiche del prodotto a quelle dell’Audioprotesista fino all’efficacia complessiva in termini di miglioramento dell’udito (fig. 6). Tutti questi valori hanno registrato un netto miglioramento rispetto alle rilevazioni del 2012 e del 2015.Poter contare sull’ausilio di una protesi acustica ha un evidente effetto positivo sulla qualità della vita per gli utilizzatori intervistati dal momento che sono sempre maggioritarie (e variano da un minimo di 63% a un massimo di 78%) le percentuali di intervistati che indicano come migliorati diversi ambiti della propria vita, dalla capacità di comunicare al senso di sicurezza, delle relazioni familiari a quelle sul lavoro, dal senso di indipendenza alla salute fisica e mentale (fig. 7 ).
Emerge il tema della sicurezza, ad esempio ad affrontare il traffico (85% degli utilizzatori si sente più sicuro) o a guidare (85%), ma più in generale la soddisfazione degli utilizzatori di protesi acustiche è un evidente segnale di quell’adattamento alla quotidianità che ne costituisce il vero valore, dal momento che mette in condizione di affrontare positivamente il proprio deficit uditivo non rinunciando alla vita familiare, sociale, lavorativa in buona salute e con buona qualità della vita. Infatti, l’88% di chi usa una protesi acustica afferma che gli ha migliorato la qualità della vita almeno qualche volta.
Altro tema di primaria importanza è rappresentato dall’effettivo utilizzo delle protesi possedute: solo il 6% dei possessori afferma di non utilizzare il proprio dispositivo. Anche in questo caso il dato è tra i migliori tra tutti i Paesi nei quali viene realizzata la ricerca.
Nella qualità della vita delle persone che adottano le protesi acustiche vanno innestati sia il supporto sistematico e quotidiano su cui possono contare grazie all’apporto dell’Audioprotesista, che non a caso è uno degli aspetti su cui si basa il giudizio di soddisfazione espresso dagli utilizzatori, che la sicurezza che ne deriva. Si tratta di un senso di maggiore sicurezza che non investe solo gli aspetti pratici, come quello di muoversi nel traffico o di non sentirsi escluso una conversazione, ma attiene anche al benessere psicologico e alla sicurezza in se stessi.
L’Italia nel panorama internazionale
Come già richiamato, EuroTrak è una ricerca che viene condotta a livello internazionale in tutti i più importanti Paesi non solo europei utilizzando lo stesso metodo e le stesse domande. Questo fa sì che i risultati ottenuti in ogni paese siano perfettamente comparabili.
Nella comparazione internazionale i livelli di soddisfazione manifestati dagli utilizzatori di protesi acustiche pongono l’Italia al vertice della graduatoria di gradimento, seconda solo alla Francia (di un punto: 82% contro l’81% dell’Italia), ma davanti a Paesi come Germania, Olanda, Regno Unito, Danimarca, come evidenziato dal grafico sottostante (fig. 8).
Sempre relativamente al livello di soddisfazione, il dato sale all’86% tra coloro che hanno diritto al rimborso previsto dal Sistema Sanitario Nazionale, segno evidente della bontà del servizio che viene loro erogato.
Interessante notare come tutti i Paesi che conseguono i più alti valori di soddisfazione del paziente si basino su un sistema di normative che poggia sui medesimi principi:
- Libertà di scelta per il paziente: il paziente è libero di scegliere, senza penalizzazioni, la struttura preferita e il prodotto/servizio più adatto. Il livello di rimborso previsto, cioè, non cambia a seconda dell’operatore o della tipologia di prodotto/servizio prescelti
- Mercato competitivo: tutti gli operatori competono alla pari, la concorrenza è basata sul miglior rapporto qualità/prezzo
- Sistema di rimborso a tariffa con possibilità per il paziente di integrare per ottenere un prodotto/servizio migliore (riconducibilità)
- Professione riconosciuta e regolamentata con alto livello di istruzione (generalmente universitaria) e un obbligo di aggiornamento professionale
- Grande facilità di accesso e di vicinanza al paziente: un mercato competitivo, regolato solo da norme stabilite per la sicurezza e nell’interesse dell’utilizzatore finale, favorisce l’ingresso di nuovi operatori e lo sviluppo di quelli esistenti con l’apertura di nuovi punti vendita, aumentando così la copertura territoriale e quindi la vicinanza al paziente.