Una mobilità immobile solo in apparenza

Donne e, soprattutto anziani si spostano di più

28,8 km e 57,5 minuti sono le distanze percorse e i relativi tempi medi impiegati in ciascun giorno feriale degli italiani, ed erano 27,0 km per 59,2 minuti nel 2001: una apparente immobilità sotto la quale è in atto una intensa evoluzione (tab. 1). Tra i 41,3 milioni di italiani che ogni giorno si spostano si è avuta una ridistribuzione della mobilità e si muovono di più:

-  le donne, che percorrono in media 26,9 km (erano 20,9 km nel 2001), il tempo medio è di 55,7 minuti (erano 54,1 minuti), mentre i maschi fanno 30,6 km (erano 33,0 km) e il tempo medio si è ridotto da 64 minuti a 59,1 minuti;

- le persone di 65 anni e oltre, che passano da 14,8 km a 25,4 km, e da 46,7 minuti a 54,6 minuti, e i 45-64enni, che passano da 24,6 km a 31,3 km, e da 56,8 minuti a 57,2 minuti;

- i residenti del Nord-Ovest, da 27,7 km a 32,5 km, con 60,4 minuti (un tempo rimasto stabile);

- i residenti nei piccoli comuni, che passano da 29,5 km a 36,5 km, in 56,4 minuti (rimasti più o meno stabili, erano 56,1 nel 2001), mentre chi vive nelle grandi città si muove in media per 21,1 km (erano 26,5 km) in un tempo medio di 63,5 minuti (erano 69,7 minuti).

Meno prossimità, meno abitudinarietà

Meno italiani si spostano nel breve raggio: fanno un percorso fino ad un massimo di 2 km 11,4 milioni di persone, -4 milioni rispetto al 2001. I pendolarissimi che fanno oltre 50 km al giorno sono 1,2 milioni (+500 mila persone rispetto al 2001), 9,7 milioni percorrono tra 10 e 50 km (+2,9 milioni) e 19 milioni (+2 milioni) tra 2 e 10 km. Meno prossimità, più pendolarismo, ecco la quotidianità degli italiani in movimento (tab. 2).

Sono gli effetti della dilatazione della residenzialità che, ad esempio nelle megacity di Roma, Milano o Napoli ha visto un travaso di residenti dal comune di riferimento più grande a quelli della prima o seconda fascia.

Mutamento importante riguarda le motivazioni degli spostamenti degli italiani che per il 36,7% sono per ragioni di studio o di lavoro (+0,8% dal 2008), per il 28,5% (-2,9%) per gestione familiare e per il 34,8% (+2,1%) per il tempo libero. La quota per tempo libero è l’unica che cresce sia in ambito urbano che extraurbano, ed è la più personalizzata e meno prevedibile (tab. 3).

Le dinamiche indicate, l’ampliarsi delle distanze medie degli spostamenti e la maggiore erraticità legata alla motivazione, sono altrettante fortissime spiegazioni del persistente predominio dell’automobile.