Premessa

Il Papillomavirus (Hpv) è l’agente virale responsabile del carcinoma della cervice uterina, della vulva, della vagina, dell’ano, del pene e dell’orofaringe, di lesioni precancerose e lesioni genitali esterne (condilomi).

Anche gli uomini non sono dunque esenti dal rischio di contrarre l’Hpv, nonostante il Papillomavirus umano risulti spesso ed erroneamente percepito come un virus che colpisce solo le donne.

In Italia, secondo i dati Aiom-Airtum, il tumore della cervice uterina ha un’incidenza di 2.400 nuovi casi ogni anno. Si tratta del secondo tumore più diffuso nelle donne e identificato dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad una infezione (tab. 1).

Sempre secondo i dati Aiom-Airtum quasi nuovi 5.000 casi/anno sono attribuiti ad infezioni croniche di ceppi oncogeni del virus del Papilloma umano (Hpv), in toto i tumori della cervice uterina e una quota variabile di quelli di ano, vagina, vulva, pene, cavità orale, faringe e laringe.

Si tratta di tumori per cui si registra una sopravvivenza a 5 anni variabile ma il tumore al collo dell’utero rappresenta ancora una causa di morte importante per le donne: tra i nuovi casi, in Italia sono circa 986 i casi di donne stimati nel 2018 dall’Hpv information Center che non riescono a guarire e vanno incontro a decesso. Inoltre la quota di sopravvivenza a 5 anni non ha subito variazioni rilevanti passando dal 66% per le diagnosi del 1990/1994 al 68%  per quelle del 2005/2009.

Quello delle strategie di prevenzione dell’infezione dall’Hpv e delle sue conseguenze rappresenta quindi un tema di particolare importanza che si intreccia inevitabilmente con quello delle patologie tumorali e delle paure che esse comportano.

La prevenzione del tumore al collo dell’utero attraverso l’effettuazione periodica del Pap test rientra tra le attività di prevenzione più praticate dalla donne italiane, come testimoniato dai dati del Ministero della Salute.

Le donne di 25 anni e più che in assenza di sintomi o disturbi si sono sottoposte a Pap test nel 2013 erano il 73,8% e si tratta di una percentuale cresciuta in modo significativo negli anni, dal momento che nel 2005 il dato si attestava sul 64,9. I dati mettono in luce anche le differenze tra le diverse aree del Paese, che si mantengono stabili nonostante il recupero registrato nel Sud e nelle Isole.

I dati più recenti, relativi al 2015, fanno riferimento ai tempi di esecuzione dell’ultimo Pap-test eseguito da donne di 15 anni e più. In totale lo hanno effettuato il 78,5% del totale delle donne, di nuovo con una significativa differenza tra aree.

A partire dal 2007, poi, sono stati attivati nel nostro Paese altri interventi mirati alla prevenzione dell’infezione da Hpv, rappresentati dall’avvio delle campagne gratuite di vaccinazione contro alcuni tipi di Hpv tra cui il 16 e il 18, responsabili del 70% dei tumori al collo dell’utero. 

La campagna, avviata nel 2008, ha previsto l’offerta gratuita del vaccino per un numero limitato di coorti (nella maggior parte delle Regioni per le sole dodicenni) e nel contempo la fornitura a ragazze e giovani donne in altre fasce d’età (che variano di regione in regione, ma che tendenzialmente coprono la classe 13-25 anni) del vaccino a prezzo agevolato (significativamente più basso rispetto al prezzo al pubblico).

Negli ultimi anni il panorama della prevenzione da Hpv è cambiato ulteriormente con l’ampliamento in molti casi delle coorti di ragazze coinvolte e soprattutto grazie all’adozione da parte di alcune Regioni di programmi di vaccinazione gratuita anche per i dodicenni di sesso maschile.

Infine, il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (Pnpv) 2017-2019, inserito nei nuovi Lea, prevede in offerta attiva e gratuita le vaccinazioni anti-Papillomavirus (Hpv) negli undicenni di entrambi i sessi ed anche in questo caso alcune Regioni hanno attuato forme di estensione ad altre coorti di adolescenti.

Tuttavia, i dati pubblicati dal Ministero della Salute sulle coperture del vaccino anti-Hpv nazionali e regionali, aggiornate al 31 dicembre 2017 (coorte 2005), si attestano al 64,4% per la prima dose e al 49,9% per il ciclo completo nelle ragazze, e confermano un andamento in negativo già osservato negli anni precedenti (rilevazioni 2015 della coorte 2003: 1 dose, 72,0%, ciclo completo 64,7%; rilevazioni 2016 della coorte 2004: 1 dose, 71,0%, ciclo completo 63,5%). I dati parziali dei ragazzi della coorte 2005 indicano rispettivamente il 21,8% per la prima dose ed il 15,4% per il ciclo completo (fig. 1).

Siamo lontani da quanto previsto dal Pnpv che indica il raggiungimento di soglia ottimale del 95% per le ragazze, e una soglia graduale del 60% per il 2017, fino al 95% nel 2019 per i ragazzi.

 I dati sulle coperture mettono dunque in luce l’esistenza di una difficoltà all’aumento delle coperture ed allo sviluppo di una cultura della vaccinazione anti Hpv nelle famiglie italiane, che merita una riflessione approfondita.

Infatti, non va dimenticato che, nell’immaginario collettivo, le patologie tumorali rappresentano le patologie più gravi in assoluto e quelle che suscitano maggiore timore, nonostante nel nostro Paese la prima causa di morte sia rappresentata dalle malattie cardiovascolari.

Eppure, nonostante la ancora elevata incidenza di tumori al collo dell’utero e pur a fronte dei timori collegati alle patologie tumorali, la propensione nei confronti di una strategia efficace di prevenzione come la vaccinazione stenta ad affermarsi.

L’obiettivo di questo studio del Censis, realizzato con il supporto non condizionato di Msd Italia, è stato dunque quello di analizzare il legame tra atteggiamento nei confronti della patologie tumorali Hpv correlate e lo sviluppo delle strategie di prevenzione, con un particolare focus su quella rappresentata dalla vaccinazione anti Hpv.

A tal fine è stata realizzata una indagine su un campione nazionale di 1.000 genitori dai 25 ai 55 anni con figli e figlie da 10 a 18 anni, integrato da un sovra-campione di 600 donne della stessa fascia di età, di cui sono stati indagati i livelli informativi, l’atteggiamento ed ai comportamenti relativi alle patologie tumorali, con particolare riferimento a quelle ascrivibili all’Hpv, ed alle strategie di prevenzione e difesa, tra cui la vaccinazione anti Hpv.

L’analisi è stata completata da una comparazione con quanto emerso nei precedenti studi sulla cultura della vaccinazione e sulla vaccinazione contro l’Hpv che hanno coinvolto donne e genitori italiani, realizzate dal Censis negli ultimi anni.