Scelte e comportamenti relativi alla vaccinazione contro il Papillomavirus umano

Un interesse particolare riveste l’esperienza della vaccinazione contro l’Hpv. Cresce intanto la quota di genitori che afferma di aver vaccinato i propri figli (era il 33,3% ed è salita al 43,3%), ed ancora una volta sono presenti differenze territoriali. Infatti, pur a fronte di una crescita delle percentuali di chi ha vaccinato i figli contro il Papillomavirus umano trasversale in tutte le aree del Paese, andando da Nord a Sud la quota di genitori che hanno vaccinato almeno una figlia o un figlio contro l’Hpv, si abbassa passando dal 46,4 % del Nord al 45,2% del Centro al 36,8% del Sud e Isole (tab. 11).


È ancora presente, come prevedibile, una significativa articolazione delle percentuali di genitori che affermano di aver vaccinato i propri figli sulla base del genere dei figli e, come è facile attendersi, è rimasta molto più elevata tra i genitori con sole figlie femmine (57,5%) rispetto ai genitori con solo figli maschi (22,6%), anche se è questa ultima quota ad essere cresciuta in modo significativo (era solo il 5,5% nel 2017).

Sono molti gli aspetti che possono contribuire a spiegare le scelte dei genitori e certamente le novità introdotte dal decreto legge sulla prevenzione vaccinale, convertito in legge (Legge 31 luglio 2017, n. 119) e le indicazioni del “Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2017-2019” possono aver indotto dei cambiamenti nella cultura della vaccinazione.

Un certo peso nella scelta può essere attribuito al ruolo svolto dai servizi vaccinali, rispetto al quale rimangono ancora visibili differenze sul territorio, con la maggioranza dei genitori del Nord (67,0%) che sono stati effettivamente informati della possibilità di vaccinare i propri figli tramite chiamata o lettera della Asl rispetto al 47,1% di chi vive al Centro e al Sud (tab. 12).

Nel complesso si tratta di un dato in crescita rispetto alla rilevazione precedente (dal 46,5% di genitori contattati al 56,0%) che segnala inoltre la parziale attivazione dei servizi anche per le vaccinazioni per i ragazzi.

Bisogna tener conto di questi cambiamenti di scenario per valutare gli aspetti che hanno contribuito alla scelta di vaccinare o all’interesse nei confronti della vaccinazione contro l’Hpv, per quei genitori che hanno vaccinato almeno un figlio e che, pur non avendo ancora vaccinato, si reputano interessati alla vaccinazione, che corrispondono al 68,5 % del campione. La motivazione prevalente, indicata dal 25,2% del campione dei genitori, è legata alla fiducia in strumenti di prevenzione importanti come il vaccino (dato più elevato tra coloro che hanno i livelli più alti di istruzione), immediatamente seguita dalla capacità del vaccino di proteggere da patologie gravi come quelle tumorali, e più nello specifico dal tumore al collo dell’utero (citata dal 23,2% dei genitori) e da altri diversi tumori (all’ano, al pene, alla vulva, alla vagina) (20,3%). È importante segnalare che il 22,6% spiega il suo interesse o la sua decisione di vaccinare i figli perché la vaccinazione contro l’Hpv rientra tra le vaccinazioni raccomandate dal Piano vaccinale del Ministero della Salute, a fronte del 16,8% che segnala come fattore importante che ha contribuito alla propria scelta o interesse il suggerimento da parte del pediatra di sottoporre i figli alla vaccinazione (tab. 13).

In merito agli aspetti che hanno suscitato disinteresse nei confronti di questa specifica vaccinazione (tra chi non ha vaccinato, chi non ha vaccinato e non si reputa interessato, a cui abbiamo associato anche la quota di chi non sa e/o è dubbioso, vale a dire il 35,7% del campione), la motivazione più citata (18,6 %) cita aspetti tecnici legati alle caratteristiche della vaccinazione disponibile, che gli intervistati indicano finalizzata a proteggere solo da alcuni tipi di Papillomavirus, e pertanto non in grado di eliminare la necessità di ricorrere al Pap Test (tab. 14).

Nel valutare tali posizioni va considerato anche un aspetto peculiare cioè la presenza di situazioni in cui la vaccinazione è stata espressamente sconsigliata. In totale, il 35,3% dei genitori ha indicato che effettivamente il vaccino gli è stato sconsigliato da almeno una persona. E si tratta di un dato in crescita, dal momento che nella precedente rilevazione si fermava al 28,3% (tab.15).


Nel 20,3% dei casi (15,7% nel 2017) si tratta proprio di professionisti della sanità (il pediatra nel 9,9% dei casi, ed era 5,5% nel 2017, il medico di medicina generale nel 7,1,% contro il 4,6% precedente, il ginecologo nel 5,4% contro il 3,6% e amici medici nel 3,6% dei casi), nel 15,0% dei casi (che era 13,3%) si tratta di amici e conoscenti.


La vaccinazione sembra essere stata sconsigliata leggermente più di frequente ai papà (36,3%) rispetto alle mamme (34,8%) e in misura molto più diffusa ai genitori del Sud e Isole (38,1%).