La fine della crisi economica e i (timidi) segnali di ripresa dei consumi si riflettono anche sugli acquisti dei prodotti falsi, che nell’ultimo biennio crescono in valore.
Nel 2017 il fatturato totale della contraffazione, vale a dire la spesa complessiva degli italiani in prodotti contraffatti, è stimato in 7 miliardi e 208 milioni di euro, con una variazione reale del 3,4% rispetto ai 6 miliardi e 905 milioni di euro del 2015 (tab. 1).
La distribuzione della spesa per settori merceologici riflette la capacità di adattamento della filiera del falso ai cambiamenti nei gusti e nelle modalità di acquisto che sono intervenuti negli ultimi anni, con un aumento significativo del mercato on line.
Le grandi potenzialità di penetrazione dell’e-commerce, la garanzia di anonimato, la capacità dei siti web di scomparire e rigenerarsi e la difficoltà di individuare la filiera, hanno fatto si che si moltiplicassero piattaforme, siti web, pagine social per la commercializzazione di prodotti falsi, e che aumentassero gli acquisti, spesso da parte di consumatori inconsapevoli.
Al primo posto si trovano gli accessori, l’abbigliamento e le calzature il cui valore sul mercato del falso è stimato in 2 miliardi e 386 milioni di euro, pari al 33,1% del totale, con una crescita del 5,2% negli ultimi due anni.
Sono compresi nel settore prodotti di abbigliamento di ogni tipo, cinte, borse, portafogli, calzature. In aumento, in particolare, l’abbigliamento sportivo e quello destinato ai giovani: scarpe da ginnastica, magliette e merchandising delle squadre di calcio, giubbotti. In crescita anche l’offerta e il consumo di abbigliamento intimo falso.
Tra i canali di vendita di questi capi prevalgono quelli tradizionali delle bancarelle o dei borsoni, ma sono diffuse anche le vendite in magazzini, appartamenti e quelle on line. Crescono anche i gruppi di contatto che utilizzano i social per mostrare la merce o avvisare dell’arrivo di “partite” di articoli contraffatti o per dare appuntamenti.
Al secondo posto per valore della spesa si trovano i prodotti audio e video del mercato digitale, cui gli italiani dedicano un ammontare che sfiora i 2 miliardi annui, stabile nel biennio. All’interno di questo settore diminuiscono le spese per Cd e Dvd non originali, che comunque rappresentano ancora un aggregato importante nei consumi del Sud, mentre crescono quelle per supporti informatici per computer e consolle (videogiochi, schede elettroniche, prodotti software).
Al terzo posto si pone la spesa per prodotti alimentari, alcoli e bevande, con un valore del mercato interno del falso di 1 miliardo e 46 milioni di euro, in crescita dell’1,5% nel biennio considerato. Non si parla qui di italian sounding, ovvero di prodotti commercializzati all’estero con nomi, sapori, immagini che evocano la qualità del cibo made in Italy, ma di falsi prodotti Doc o Igp o di alimenti di qualità venduti in Italia.
Seguono gli apparecchi e materiali elettrici, al cui interno sono compresi, oltre a lampadine ed elettrodomestici, i cellulari o parti di essi (vetri, cover, auricolari, batterie), con un valore di spesa, nel 2017, di 816 milioni di euro, pari al 11,3% del totale, e una crescita del 10,3% nell’ultimo biennio. Si tratta di un settore che è fortemente rappresentato nel mercato degli acquisti on line.
In crescita anche il comparto del materiale informatico, che assomma ad un valore di spesa di 309 milioni di euro, pari al 4,3% del totale. Al suo interno sono compresi personal computer, tablet, supporti e componenti hardware, tra cui sono particolarmente numerosi le schede di memoria e le chiavette Usb.
Aumenta la spesa anche per altre tipologie di beni, che possono essere particolarmente dannosi per la salute e la sicurezza personale.
In particolare, nel 2017 gli italiani hanno speso:
- 115 milioni di euro per profumi e cosmetici falsi (rossetti, smalti, creme e polveri per il viso e per il corpo e, negli ultimi anni, creme sbiancanti), un mercato che risulta essere in crescita del 6,7% negli ultimi due anni;
- 105 milioni di euro (+ 3,5% rispetto al 2015) in pezzi di ricambio auto falsi (soprattutto candele e batterie);
- 34 milioni di euro per giochi e giocattoli falsi, rinvenuti in grossi quantitativi soprattutto in prossimità delle festività natalizie, spesa che è cresciuta del 20,4% nel biennio. Quest’ultimo settore, in particolare, è fortemente interessato anche dalla presenza sul mercato di prodotti non sicuri, che contravvengono alle normative nazionali e comunitarie.
Rimane stabile dal 2015 al 2017 il valore di mercato dei farmaci contraffatti, che è di 21 milioni di euro: si tratta di un settore che in Italia è molto controllato, e in cui l’offerta di fake si polarizza su alcuni prodotti quali gli integratori alimentari e i farmaci per potenziare le prestazioni sportive e sessuali.
Diminuisce invece il fatturato degli orologi e gioielli, che comunque si attesta su di un valore significativo di 387 milioni di euro, e che è composto prevalentemente dagli orologi o da parti di essi. Tra questi ultimi si trovano, oltre a orologi e componenti di bigiotteria low cost, anche oggetti di alta gamma e di elevato valore, provenienti per lo più dall’estremo oriente via aereo, spediti con corriere o in arrivo a seguito passeggeri.
L’immissione nel mercato legale dei 7 miliardi e 208 milioni di euro sottratti dalla contraffazione porterebbe ad un incremento dello 0,6% della produzione interna, per un valore complessivo di 19,4 miliardi di euro, e a una ricchezza aggiuntiva per il Paese di 7,0 miliardi di euro (tab.2).
Questo significa che per ogni euro di domanda perduta ci sarebbe una produzione aggiuntiva di 2,7 euro e si creerebbero 0,97 euro di valore aggiunto.
Inoltre, per garantire una tale produzione aggiuntiva sarebbero necessari materie prime, semilavorati e/o servizi dall’estero per un totale di 5,5 miliardi di euro di importazioni attivate.
Naturalmente un tale incremento di produzione comporterebbe anche la necessità di un incremento dei posti di lavoro, stimabili in 103.918 unità di lavoro a tempo pieno (+0,4% dell’occupazione totale), pari a 14,4 unità aggiuntive ogni milione di euro di domanda generata.
Riportare sul mercato legale la spesa in prodotti contraffatti genererebbe un gettito aggiuntivo per le casse dello Stato derivante dalla domanda diretta di circa 1 miliardo e 760 milioni di euro (tab.3).
Di questi, il 35,4% deriverebbe da imposte dirette sull’impresa (Ires, Ire, Irap) e sul lavoro dipendente (Ire), per un totale di circa 623 milioni di euro, e il resto - pari a 1 miliardo e 137 milioni di euro - dalle imposte indirette sulle vendite (IVA).
Si tratta dell’1,3% del totale delle entrate relative alle categorie di imposte considerate (tab.4).
Se – oltre alla domanda diretta- si considerano anche le imposte derivanti dalla produzione attivata in altri settori dell’economia a monte e a valle di quelli direttamente interessati, che ammontano a poco più di 4 miliardi di euro, il mancato gettito complessivo raggiunge i 5 miliardi e 935 milioni di euro. Di questi, 4 miliardi e 179 milioni di euro sono ascrivibili ad Iva non versata, e 1 miliardo e 755 milioni a redditi da impresa (906 milioni di Ires e 329 di Irap ) e da lavoro (520 milioni).
Tale mancato gettito complessivo rappresenta circa il 2,3% del totale delle entrate dello Stato accertate della stessa categoria. Se poi si considerassero le sanzioni pecuniarie previste dal nostro sistema tributario nel caso di scoperta di attività illegali di questo tipo, si avrebbe almeno un raddoppio degli introiti stimati per la casse dello Stato, dovuto alla riscossione di tali sanzioni.