Rieti, 14 maggio 2021 – Più disagio sociale, più disuguaglianze. Nell’ultimo anno 34.000 reatini hanno fatto ricorso all’aiuto economico di familiari, a prestiti bancari o a sussidi statali. Un terzo (il 32,3%) delle famiglie reatine ha subito un taglio dei redditi, nell’11,1% almeno una persona ha perso il lavoro, per il 7,6% si sono bloccate le entrate derivanti dalla locazione di propri immobili, il 3,1% ha dovuto sospendere il pagamento delle rate del mutuo. Nel territorio è cresciuta la disuguaglianza, perché se per molti è aumentato il disagio, per altri la condizione economica è migliorata. Durante l’emergenza il 67,7% dei reatini ha percepito gli stessi redditi di prima (e il dato sale al 76,3% tra le persone con redditi alti) e il 37,6% ha potuto incrementare i propri risparmi (il 55,7% tra le persone con redditi alti). Nell’ultimo anno è infatti decollata la liquidità nei portafogli finanziari familiari: +5,8% in termini reali a Rieti (+5,2% è il dato medio regionale). Questi sono alcuni dei risultati del Rapporto «Pensare il rilancio del territorio reatino al tempo del Covid-19» realizzato dal Censis in collaborazione con la Fondazione Varrone-Cassa di Risparmio di Rieti.
Per ora vince l’ansia, ma è forte la voglia di farcela. In piena terza ondata, lo stato d’animo prevalente tra i reatini è l’ansia, perché tutto è troppo incerto e si teme che possa succedere qualsiasi cosa (lo pensa il 30,6% dei cittadini). Sotto la coltre dell’ansia covano però energie psichiche inaspettate, come l’ottimismo, la convinzione che andrà tutto bene e che le cose si risolveranno (29,2%), la tenacia, la voglia di farcela (21,6%) e persino una certa serenità sul futuro (17,5%). Temprati dal sisma del 2016 e dalle tante difficoltà del lungo declino, i reatini gestiscono l’ansia che immobilizza coltivando la voglia di fare.
La ripresa post Covid-19? Sarà lenta, ma i reatini sono pronti a scommetterci. Per il 55,4% dei reatini l’uscita dalla crisi richiederà ancora molto tempo, per il 20,8% non ci sarà rilancio senza adattamento alle nuove condizioni, per il 14,2% i settori vitali locali sono ancora in difficoltà, mentre il 9,6% ritiene che la ripresa sia già cominciata. Una ripresa lunga e faticosa, in un territorio anziano (il 26% dei reatini ha più di 65 anni, rispetto al 22,2% medio regionale), che si sta progressivamente spopolando (-2,1% di abitanti nel decennio, contro il +5,7% medio del Lazio), con pochi laureati (il 12,2% della popolazione in età attiva, rispetto al 20,5% medio regionale). Eppure i reatini credono nella ripresa: il 53,7% scommetterebbe sulla capacità del territorio di rilanciarsi in dieci anni a livello economico, sociale e culturale. E il 33,2% dei benestanti locali investirebbe nel proprio territorio. L’11% (il 15,2% tra i giovani) vuole avviare un’impresa, uno studio professionale, un’attività autonoma. E il 95,5% dice sì ad agevolazioni per chi investe in nuove imprese.
Digitalizzati e poliglotti. I reatini non sono stati sorpresi dal boom del digitale sperimentato con la pandemia. Infatti, l’80,1% usa abitualmente WhatsApp, il 77% naviga su Google o altri motori di ricerca, il 74,6% usa le e-mail, il 67,6% si informa sfogliando le versioni online dei quotidiani, il 61,2% utilizza i social network, il 55% fa acquisti su Amazon o su altri siti di e-commerce, il 47,4% fa videochiamate con Zoom o altre piattaforme. E il 73,6% (il 94,5% tra i giovani) conosce almeno una lingua straniera. Su tutte, l’inglese: lo parla il 59,9% della popolazione (il 93,6% dei giovani).
Patrimonio paesaggistico e agricoltura 4.0: i motori del nuovo sviluppo. Per lo sviluppo futuro del reatino, i patrimoni su cui puntare sono le bellezze naturali e paesaggistiche, come il Lago del Salto e il Terminillo (lo pensa il 52,8% dei residenti), poi il patrimonio enogastronomico (35,5%), quello artistico e culturale, con i borghi medioevali (34,3%), i prodotti e le tradizioni locali artigiane, le sagre e le feste patronali (26,6%), la buona qualità della vita di cui si gode nel territorio (24%), i segni e i luoghi religiosi, come il presepe di Greccio, i cammini di San Francesco e di San Benedetto (19,6%). Il 92,6% dei reatini ritiene che sia l’agricoltura l’epicentro dell’economia del prossimo futuro, grazie alle competenze locali e alla qualità delle materie prime che la rendono all’avanguardia (55,7%), e perché si tratta di una delle attività economiche principali del territorio con notevoli opportunità di mercato (36,9%). D’altronde, già oggi gli occupati nell’agricoltura nella provincia di Rieti superano il dato medio regionale (sono il 4% del totale degli occupati, rispetto al 2,3% medio del Lazio). Anche la quota di imprenditori agricoli under 30 anni è più alta della media regionale: il 6,3% a Rieti, il 5% in tutto il Lazio. Il 94,9% dei reatini vorrebbe incentivi e agevolazioni per chi acquista terreni e avvia nuove imprese agricole. Nell’economia sognata dai reatini, digitale e sostenibilità si dovranno sposare con l’agricoltura locale 4.0.
Attrarre nuovi residenti per ripopolare le comunità. Durante la pandemia, nel 14,7% delle famiglie reatine almeno un membro è tornato a vivere nella provincia, mentre solo nel 3,9% dei nuclei familiari c’è stato almeno un componente che è andato via dal territorio. Un saldo ritornanti-fuggitivi positivo, perché si può vivere nel reatino, ma lavorare per soggetti localizzati altrove e studiare da remoto. E sono 15 milioni gli italiani che esprimono il desiderio di trasferirsi in un piccolo comune di provincia o di montagna o in un borgo. Si tratta di un enorme bacino potenziale di nuovi residenti che puntano su aree in grado di garantire un welfare locale di qualità e accessibile (lo cerca il 54,3%), una elevata qualità ambientale (46,3%) e un’ottima connettività internet (40,1%): tutti fattori su cui anche il territorio reatino dovrà sfidarsi di qui in avanti.
14 Maggio 2021