Roma, 29 marzo 2019 – Italiani primi in Europa per animali domestici. Sono presenti nel 52% delle nostre case. Soprattutto in quelle dei separati e divorziati (68%) e dei single (54%). Con 53,1 animali da compagnia ogni 100 abitanti, l’Italia si colloca al secondo posto in Europa. Meno dell’Ungheria (54,2 ogni 100 persone), ma più di Francia (49,1), Germania (45,4), Spagna (37,7) e Regno Unito (34,6). In Italia gli animali domestici sono in tutto 32 milioni: 12,9 milioni di uccelli, 7,5 milioni di gatti, 7 milioni di cani, 1,8 milioni di piccoli mammiferi (criceti e conigli), 1,6 milioni di pesci, 1,3 milioni di rettili. Nel 2017 le famiglie italiane hanno speso 5 miliardi di euro per la cura e il benessere dei loro animali domestici (+12,9% negli ultimi tre anni): in media 371,4 euro all’anno per ogni famiglia con animali destinati a cibo, collari, guinzagli, gabbie, lettiere, toletta, cure veterinarie.
L’avanzata delle veterinarie. Nel 2018 gli iscritti all’Ordine dei medici veterinari sono 33.302, il 23,5% in più rispetto al 2008. Le donne sono aumentate del 53,6% e in dieci anni sono passate dal 37,4% al 46,5% del totale degli iscritti. Nello stesso periodo sono leggermente aumentati i veterinari under 40 anni (+1,9%), mentre è molto forte l’incremento degli over 60 (+337,1%).
Utile e professionale, l’immagine positiva del veterinario. Il 35,3% degli italiani ritiene che il medico veterinario svolga un lavoro utile e il 28,5% lo definisce professionale. È complesso per il 13,8% e affascinante per il 12,1%. I giudizi negativi sono trascurabili: è un lavoro manuale per il 3,9%, sporco per il 3,0%, pericoloso per l’1,9% e ripetitivo per l’1,6%. La buona reputazione è confermata dal fatto che il 63,3% degli italiani incoraggerebbe un giovane che volesse studiare medicina veterinaria all’università.
Un elevato valore sociale. L’81,1% degli italiani ritiene che sia molto importante fare controlli igienico-sanitari negli allevamenti. Il 75,1% attribuisce la massima rilevanza ai controlli di qualità negli stabilimenti di produzione e trasformazione degli alimenti di origine animale. Per il 71,1% è prioritaria la protezione degli animali in via di estinzione. E per il 64,1% è molto importante garantire la salute degli animali da compagnia. Sono tutte attività svolte dai medici veterinari, anche se a volte non c’è una piena consapevolezza sul ruolo svolto nella filiera della sicurezza alimentare e nella salvaguardia dell’ambiente.
Ma la stima non si traduce in un adeguato riconoscimento. Nell’immaginario collettivo spesso prevale la visione del veterinario come fosse un missionario e non un professionista, un animalista appassionato e non un medico che opera per la salute e il benessere della collettività. E la percezione positiva non si traduce in un adeguato riconoscimento economico. A cinque anni dalla laurea i medici odontoiatri guadagnano in media 2.131 euro netti al mese, i medici chirurghi 1.820 euro, i medici veterinari solo 1.271 euro: il 40% in meno dei medici odontoiatri e il 30% in meno dei medici chirurghi. Gli studi veterinari, inoltre, dichiarano un reddito medio di impresa o di lavoro autonomo di 21.160 euro all’anno, contro i 51.740 euro degli studi odontoiatri (il 59% in più) e i 65.870 euro degli studi medici (il 68% in più).
Un professionista che garantisce la salute di uomo, animale e ambiente insieme. I medici veterinari garantiscono la qualità e la sicurezza degli alimenti di origine animale che finiscono sulle nostre tavole, a tutela di consumatori sempre più attenti alla genuinità, salubrità e tracciabilità di quello che mangiano (sono stati pari a 65 miliardi di euro i consumi interni di prodotti alimentari di origine animale nel 2017: il 43% della spesa alimentare complessiva delle famiglie italiane). Inoltre, certificano la qualità dei prodotti italiani di origine animale e autorizzano le esportazioni nel mondo, a presidio della filiera del nostro «made in Italy» alimentare (è stato pari a 7,8 miliardi di euro il nostro export di prodotti alimentari di origine animale nel 2017: +44,0% in quantità e +57,4% in valore negli ultimi dieci anni). I medici veterinari pubblici, inoltre, si occupano della salvaguardia dell’ambiente, attraverso i controlli delle acque fluviali e marine e delle fonti di inquinamento ambientale, e della protezione delle specie animali in via di estinzione. In definitiva, la nuova immagine del medico veterinario è molto più complessa e articolata di certe raffigurazioni tradizionali. Il nuovo paradigma si chiama «One Health», cioè salute unica e medicina unica per l’intera collettività: uomo, animale e ambiente insieme, secondo una logica sistemica e multidisciplinare. Per capire pienamente il ruolo sociale del medico veterinario basti pensare alle malattie infettive dell’uomo che provengono dal serbatoio animale o al fatto che è scientificamente provata la funzione terapeutica degli animali per persone con disturbi del comportamento o gravi malattie.
«Sempre più medici veterinari e medici sono impegnati a realizzare quella collaborazione e quella prospettiva che è un punto fermo per la programmazione delle strategie globali di prevenzione e controllo delle emergenze sanitarie», ha detto Gaetano Penocchio, Presidente della Fnovi. «Serve conciliare ambiti finora disgiunti ‒ medicina umana e veterinaria, globale e locale ‒ per convergere verso una sanità pubblica comparata. Questo ci consentirà di parlare e scrivere One Medicine, One Health», ha concluso Penocchio.
Questi sono i principali risultati della ricerca «Il valore sociale del medico veterinario», presentata oggi a Roma da Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, e discussa da Gaetano Penocchio, Presidente della Fnovi, Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, e Armando Bartolazzi, Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute.
29 Marzo 2019