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Sanità: i tumori sono le malattie più temute dagli italiani, ma si può fare di più con la prevenzione

Nuovo Rapporto Censis sul Papillomavirus: le patologie tumorali Hpv correlate uccidono ancora circa mille donne all’anno, ma esistono efficaci strategie di prevenzione. Aumentano i genitori che conoscono il Papillomavirus (l’88,3%). L’86,7% sa che è responsabile del tumore al collo dell’utero, ma solo il 50,3% sa che può causare altri tumori nelle donne e negli uomini. E il 31,9% crede ancora che sia un virus che colpisce esclusivamente le donne

Roma, 5 marzo 2019 – I tumori sono le malattie più temute. Ogni anno in Italia si registrano 2.400 nuovi casi di tumore della cervice uterina causati dal Papillomavirus. L’Hpv è l’agente virale responsabile del carcinoma della cervice uterina, della vulva, della vagina, dell’ano, del pene, dell’orofaringe e di lesioni precancerose e lesioni genitali esterne (condilomi). Il tumore al collo dell’utero rappresenta ancora una importante causa di morte per le donne. Si stima che, tra i nuovi casi, nel 2018 in Italia erano 986 le donne che non riescono a guarire e vanno incontro al decesso. I tumori risultano le patologie più temute in assoluto sia dai genitori (65,9%), sia in particolare dalle donne (66,9%). Più delle demenze (temute dal 39,6% dei genitori e dal 42,8% delle donne), delle malattie che causano la non autosufficienza fisica (rispettivamente, dal 33,3% e dal 32,8%) e anche delle malattie cardiovascolari (dal 15,0% e dal 9,6%). Tuttavia, il 69,3% dei genitori e il 63,8% delle donne sono del parere che i tumori si possano prevenire. Questa consapevolezza è però meno diffusa tra le persone con più bassi livelli d’istruzione (54,9%).Tra le strategie di prevenzione vengono segnalati prima di tutto i controlli medici e diagnostici preventivi (indicati dall’80,3% dei genitori e dall’84,0% delle donne), poi la sana alimentazione (il 73,4% dei genitori). È quanto emerge dal nuovo Rapporto del Censis, realizzato con il supporto non condizionato di Msd Italia, che viene presentato oggi, a un giorno di distanza dall’International Hpv Awareness Day e a due anni dal precedente studio. Il Rapporto analizza gli atteggiamenti nei confronti delle patologie tumorali Hpv correlate e le strategie di prevenzione adottate attraverso un’indagine su due diversi campioni: uno composto dai genitori e uno da sole donne.

C’è più informazione sul Papillomavirus, grazie ai medici, ma ancora non basta. Nel 2019 è aumentato il numero di genitori che conoscono il Papillomavirus: dall’85,1% del 2017 all’88,3%. La conoscenza è più diffusa tra le donne (94,8%) e tra le persone con un livello d’istruzione superiore (91,4%). La consapevolezza però è migliorata solo parzialmente. Solo la metà dei genitori sa che l’Hpv è responsabile di altri tumori oltre a quello del collo dell’utero. Solo il 42,6% sa che il virus è responsabile dei condilomi genitali. E un terzo dei genitori (31,9%) pensa ancora che sia un virus che colpisce esclusivamente le donne. Tra le fonti d’informazione indicate dai genitori prevalgono internet (26,7%), i dépliant e le campagne informative (26,3%), i servizi vaccinali delle Asl (25,6%). Tra i professionisti sanitari vengono citati maggiormente il ginecologo e il medico di medicina generale (24,8%). Oltre alle campagne informative (31,1%), le donne fanno più ricorso al ginecologo (30,7%). Nel confronto con la precedente rilevazione del 2017, i media perdono peso. Quelli tradizionali vengono indicati dal 40,1% dei genitori (erano il 44,2% nel 2017), mentre internet e i social network dal 26,7% (erano il 30,7%). Cresce la percentuale di genitori che citano come fonti informative i professionisti sanitari (dal 39,1% del 2017 al 53,2% nel 2019) e il servizio vaccinale delle Asl (dal 21,8% al 25,6%).

Verso strategie di prevenzione differenziate e più efficaci. Il Pap-test è uno strumento di prevenzione da tempo entrato a far parte dei comportamenti abituali delle donne italiane. È conosciuto dal 90,2% dei genitori e dal 94,6% delle donne. Il 50,8% dei genitori conosce l’Hpv-test. L’87,1% delle donne afferma che il proprio ginecologo ha consigliato il Pap-test. Il 58,9% di loro è stato sensibilizzato sull’importanza di trattare l’infezione da Hpv perché può causare il tumore al collo dell’utero. Solo al 35,7% è stato consigliato di effettuare l’Hpv-test. Il 40% delle donne riferisce di aver ricevuto informazioni puntuali sull’Hpv, le modalità di trasmissione e i rischi conseguenti.

 

Questi sono i principali risultati della ricerca «Ko ai tumori da Papillomavirus», che è stata presentata oggi a Roma da Ketty Vaccaro, Responsabile dell’Area Welfare e salute del Censis, e discussa da Paolo Bonanni, Professore ordinario di Igiene dell’Università di Firenze, Stefania Iannazzo, Direzione Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di Msd Italia, Sabrina Nardi, Direttore del Coordinamento Nazionale Associazione Malati Cronici di Cittadinanzattiva, Giovanni Scambia, Presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia.

5 Marzo 2019