Roma, 6 dicembre 2019 – Consumi al palo dopo quattro anni di crescita debole. Il 44,8% degli italiani prevede un futuro sereno per la propria famiglia, mentre la percentuale scende al 21,5% con riferimento al destino del Paese. Paura, inquietudine, preoccupazione si applicano dunque al Paese e ai suoi scenari evolutivi molto più che alla propria famiglia. Le ricette per fronteggiare la situazione suggerite dagli italiani sono: favorire gli investimenti privati con incentivi e sgravi fiscali per le imprese (64,9%), riduzione degli impedimenti burocratici (17,2%), rafforzamento degli investimenti pubblici (17,9%).
Sharing economy o economia della condivisione? In Italia 10,5 milioni di persone (il 31,9% degli utilizzatori di internet) ha avuto accesso alla rete per effettuare acquisti online. Molte meno sono le persone che hanno venduto online beni o servizi (3,4 milioni, il 10,4% di coloro che hanno usato internet). Sul totale di coloro che dichiarano di aver utilizzato internet negli ultimi tre mesi, quasi 6,7 milioni (il 20,2%) hanno affittato una stanza tramite Airbnb o piattaforme simili e circa 1,7 milioni (il 5,1%) hanno usufruito di servizi di trasporto in car-pooling da privati. Si segnala inoltre la notevole crescita del noleggio di autoveicoli e il suo peso crescente sull’immatricolato complessivo, che si attesta oggi al 22,6%. E anche la sharing mobility: per le sole auto, 1.790.000 utenti che generano 11.870.000 noleggi.
Un popolo di inventori con una scarsa propensione a brevettare. Il numero di domande di brevetto presentate vede ai primi posti le nazioni tecnologicamente più avanzate, come Stati Uniti (circa 607.000), Giappone (318.000), Corea del Sud (205.000) e Germania (quasi 68.000), cui si affianca la Cina (quasi 1,4 milioni di domande). Il nostro Paese conta 9.674 domande e un tasso di successo molto simile a quello dei principali Paesi leader nell’innovazione (50,2%). Considerando lo stock di brevetti ancora validi nel 2017, l’Italia (297.672) rappresenta la 8ª nazione al mondo, subito dopo Francia (563.695) e Germania (657.749). Dei quasi 14 milioni di brevetti attualmente validi, il 2,2% proviene dall’Italia. I principali ambiti tecnologici delle domande di brevetto europeo delle imprese italiane sono relative alla logistica, alle tecnologie biomedicali e ai macchinari di precisione. Sono le grandi imprese che si occupano di energia, meccanica, farmaceutica e alta tecnologia nel settore della difesa e dell’aerospazio a fungere da veri e propri hub di innovazione, mantenendo sempre molto alto il numero di richieste di brevetti europei. Tuttavia, sono solo 71 le domande di brevetto europeo per ogni milione di abitante in Italia, mentre sono più del doppio in Francia (153,2) e il triplo in Germania (332,3)..
Le filiere del recupero e del riciclo: un sistema virtuoso che può fare di più. Le performance di recupero del nostro Paese risultano generalmente in linea o al di sopra della media europea. Ma i livelli raggiunti da altri Paesi più virtuosi del nostro rendono evidenti le potenzialità di miglioramento da perseguire su molti fronti. I rifiuti da imballaggio costituiscono in volume il 21% dei materiali immessi al consumo e il 16% di quelli recuperati. Nel complesso si raggiunge una percentuale di riciclo del 68%, in linea con gli obiettivi europei. Nel segmento delle materie plastiche il volume recuperato è pari al 43% dell’immesso al consumo. Margini di miglioramento riguardano anche i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, la cui quantità di materiale recuperato è pari solo al 36% dell’immesso al consumo, piuttosto lontano dall’obiettivo europeo fissato al 65% per il 2019. Molto diverso è il caso di pile e accumulatori elettrici, il cui tasso di recupero è pari al 58% e al di sopra degli obiettivi di riferimento per l’anno 2016.
L’industria armatoriale italiana: numeri ed evoluzione storica. L’industria armatoriale italiana rappresenta un settore strategico per lo sviluppo del Paese e uno degli elementi portanti del cluster marittimo nazionale. Il valore della produzione nel 2017 si è attestato intorno ai 12,3 miliardi di euro, in crescita dell’1,4% rispetto al 2015. L’impatto occupazionale è stimato in 47.330 unità di lavoro (+8,1% rispetto al 2015). Considerando le unità di lavoro che si generano a monte e a valle del trasporto marittimo, si può ritenere che l’occupazione complessiva superi le 75.800 unità. Dal 1998 al 2018 la flotta italiana è passata da 8 a 14,7 milioni di tonnellate di stazza lorda. Tale performance è il risultato di circa 20 miliardi di dollari di investimenti da parte degli armatori italiani nel rinnovamento del naviglio tra il 2015 e il 2018. Nel 2018 la flotta mercantile italiana è in diminuzione rispetto al 2015: -6,7% di capacità di carico e -4,7% in termini di numero di unità. Una performance in netta controtendenza si registra però nel comparto Ro-Ro. Nel 2018 le navi di questo tipo sono aumentate in numero del 5,1% e in tonnellaggio del 6,7% rispetto all’anno precedente.
6 Dicembre 2019