Il 1° Rapporto Censis-Eudaimon delinea lo stato reale e le potenzialità di crescita del welfare aziendale, di cui evidenzia anche alcune contraddizioni, la cui soluzione consentirebbe a questo strumento di svolgere un ruolo di primo piano per il benessere e la sicurezza sociale dei lavoratori.
Dalla Legge di Bilancio 2016, grazie alla fiscalità favorevole, il settore sta vivendo una fase di grande vitalità, anche se al momento è fatta più di annunci che di numeri reali, ancora piuttosto ridotti.
Tuttavia, se gli aspetti contradditori saranno affrontati per bene e per tempo, il welfare aziendale è destinato a vivere un reale decollo, rispondendo alle nuove aspettative di sicurezza dei lavoratori e alle esigenze di buone performance delle aziende, e contribuendo anche alla soluzione della più generale crisi di sostenibilità del sistema di welfare italiano.
Come riferimento per una stima del beneficio tangibile per i lavoratori che può essere generato dal welfare aziendale si può partire dalle esperienze di alcune aziende best in class e dal relativo valore monetario di quanto il lavoratore percepisce sotto forma di servizi di welfare, come contributo diretto messo in campo dall’azienda (le spese per i fondi sanitari integrativi, per i servizi per i minori, per le spese scolastiche, ecc.) e come risparmi negli acquisti di determinati beni e servizi direttamente dai fornitori, grazie agli sconti e alle agevolazioni contrattate e ottenute dall’azienda. In prospettiva, il valore di servizi e prestazioni del welfare aziendale, se esteso a tutti i lavoratori del settore privato, può essere stimato in circa 21 miliardi di euro: un contributo potenzialmente rilevante per il loro benessere che richiede che il welfare aziendale si affermi come un pilastro del welfare per tutti i lavoratori, e non come un premio che finisce per avvantaggiare i livelli alti.