In crescita, attrattivo, con ambiguità vecchie e nuove, e con ottimi risultati in termini di positivo impatto sulla soddisfazione dei lavoratori e l’engagement in azienda. Ecco, in estrema sintesi, lo stato del welfare aziendale in Italia a poco più di due anni dal big bang fiscale, come testimoniato dai seguenti dati:
- dei 16.367 contratti di lavoro attivi a novembre 2018, il 46,1% (+15,4% rispetto ad agosto 2017) contiene al suo interno misure di welfare aziendale. Nella contrattazione di secondo livello, nel biennio 2016-2017 si sono rilevati 2.196 accordi stipulati per 1.078 aziende e 928.260 lavoratori: nel 2017 il 32% prevede interventi sul welfare (+14% rispetto al biennio 2014-2015). I pochi e non certo esaurienti dati strutturali disponibili convergono nel raccontare che aumentano le misure di welfare concordate, con il connesso ampliamento della platea di aziende e lavoratori coinvolti;
- il 68,7% dei lavoratori è favorevole a scambiare qualche incremento retributivo con servizi di welfare in azienda. Più favorevoli sono i dirigenti (74,3%) e gli operai (70,3%) rispetto agli impiegati (67,8%). Il consenso è maggiore rispetto allo scorso anno: si registra un +8,5% sul totale dei lavoratori, ma soprattutto un +15% tra gli operai e un +8,1% tra gli impiegati, mentre rimane di fatto stabile la quota di dirigenti favorevoli (+0,7%);
- solo il 17,6% dei lavoratori conosce bene il welfare aziendale (era il 17,5% nel 2017). Il 41,4% lo conosce per grandi linee (meno 17 punti percentuali in un anno), il 40,9% non lo conosce affatto (+16,9 punti percentuali). Il rumore della comunicazione sul settore ha confuso le idee più che chiarirle: i conoscitori restano pochi, e tra chi pensava di conoscerlo molti di fatto si sono ritrovati più confusi di prima, tanto da rifluire verso una consapevole ed esplicitata ignoranza sul tema;
- l’80% del campione di 7.000 lavoratori beneficiari di prestazioni di welfare aziendale, intervistati con una apposita survey, ha espresso un giudizio positivo sui servizi. Il 56% ha espresso una valutazione ottima e il 24% di positiva adeguatezza. È questo un formidabile indicatore di ottima performance e la più potente legittimazione del nuovo ruolo che il welfare aziendale può giocare, ben oltre ogni beneficio fiscale.