Cosa resterà dopo lo stato d’eccezione

Oltre all’informazione e all’intrattenimento, i dispositivi digitali hanno garantito la continuità di molte attività, pubbliche e private: dalle relazioni affettive e sociali al commercio elettronico, dallo smart working alla didattica a distanza. In questa drammatica circostanza si è rivelato il lato positivo della disintermediazione digitale. Ma cosa resterà dopo lo stato d’eccezione? Quali tendenze si consolideranno in maniera strutturale e quali invece si riveleranno solo congiunturali?

Nel futuro, anche dopo la fine della pandemia, gli italiani non vorranno rinunciare a una serie di servizi legati all’innovazione digitale, oltre alle riscoperte serate trascorse in famiglia a guardare la tv (39,4%). Innanzitutto, i rapporti con la pubblica amministrazione: basta file e richieste su carta stampata, gli italiani preferiscono servizi e app che permettano di ottenere certificati e documenti online (38,1%). In secondo luogo, in base ai loro desideri e aspettative, si potenzieranno: e-commerce (29,9%), home e mobile banking (24,3%) e consegne a domicilio (24,2%). Ne sono più convinti i giovani, che nel 40,2% dei casi non rinuncerebbero agli acquisti online e nel 30,1% all’home delivery. Per il 20,2% degli italiani, infine, lo smart working è una realtà irrinunciabile: il dato sale al 28,6% nella fascia di popolazione di 30-44 anni di età (tab. 6).