Orientandosi verso la transmedialità, il sistema dei media si è spostato da una condizione in cui risultava strutturato sulla base di mezzi sostanzialmente distinti tra loro all’offerta di contenuti tramite piattaforme grazie alle quali una molteplicità di contenuti differenti possono essere diffusi indifferentemente su più media. Allo stesso modo, anche gli utenti si accostano ai contenuti tramite i mezzi che di volta in volta ritengono i più adatti a rispondere alle loro esigenze e preferenze. Per questo motivo, anche dal punto di vista degli utenti, è più giusto parlare di piattaforme piuttosto che di piramidi dei media. Le piattaforme, però, non sono tutte uguali, né dal punto di vista dell’offerta, né dal lato della domanda.
I dati relativi all’evoluzione dei consumi dei media in base all’età prospettano una importante novità. Finora erano stati i più giovani i principali utenti dei media. Nel 2019, invece, sono stati superati dalla fascia di età 30-44 anni. Se si fa eccezione per i libri, dove i più giovani rimangono in testa (eppure anche loro, seppure di poco, scendono sotto la soglia della metà della popolazione, visto che passano dal 50,1% al 49,8%), in tutti gli altri casi vengono superati dai “giovani adulti”. Non solo nella televisione (l’89,9% dei primi rispetto al 94,6% dei secondi), ma anche per il telefono cellulare (l’89,8% contro il 94,8%), internet (90,3% e 93,9%) e i social network (86,9% e 91,6%) (tab. 3).
I millenial sono diventati grandi e continuano a usare i media come hanno sempre fatto. Per la Generazione Z, composta dai nati a cavallo del vecchio e del nuovo millennio, è l’uso dei social media a rappresentare un primo indizio importante di divisione. Mentre per YouTube non ci sono sostanziali differenze tra le due generazioni – anche se i più giovani mostrano una leggera preferenza per questo mezzo (il 76,1% contro il 73,1%) –, Facebook è privilegiato dalla fascia tra i 30 e i 44 anni (il 75,8% rispetto al 60,3% dei più giovani) e Instagram è utilizzato dal 65,6% dei più giovani e dal 46,4% di chi è poco più grande di loro. In definitiva, la Generazione Z preferisce incontrarsi dove è l’immagine a farla da padrona. La stessa dinamica si ripete nel caso di Snapchat, apprezzato dall’11,5% nella fascia tra i 14 e i 29 anni e solo dal 6,7% tra chi ha tra i 30 e i 44 anni: essere connesso è il principale veicolo di socializzazione e di formazione della propria identità tra le generazioni più giovani (tab. 4).