Nello scenario a rischio di nuova conflittualità emerge un ampio campo di azione per il welfare aziendale, che può aiutare a trovare soluzioni condivise di fronte ai rischi di nuove disuguaglianze.
Infatti, è il 54,4% dei lavoratori italiani a pensare che l’attivazione di servizi, benefit e prestazioni di welfare aziendale contribuirà nei prossimi anni a migliorare la qualità della vita in azienda, il clima aziendale e la soddisfazione dei lavoratori, con percentuali più elevate tra dirigenti (64,3%) e intermedi (56,2%) rispetto ad operai ed esecutivi (45,2%) (tab. 5).
Un riconoscimento di ruolo positivo e importante che può estendersi, con opportuni servizi di coaching per il cambiamento, anche all’obiettivo di supportare i lavoratori di fronte al disorientamento derivante dalla rivoluzione tecnologica. Servizi e strumenti per non lasciare soli i lavoratori, tanto più se essi sono animati da un sentiment di paura per gli effetti delle nuove tecnologie sulla propria vita.
Già oggi, comunque, il 66,1% dei lavoratori che beneficiano di servizi di welfare aziendale dichiara che esso sta contribuendo a migliorare la propria qualità della vita: un riconoscimento del valore del welfare aziendale che è trasversale ai ruoli svolti in azienda, perché a dichiararlo è l’89,5% di dirigenti e direttivi, il 60% degli impiegati, il 78,8% di operai ed esecutivi (tab. 6).