Il tema del Green Pass per poter accedere ai luoghi idi lavoro è stato oggetto di un ampio dibattito negli ultimi mesi, anche nel comparto domestico dove, dalle stime di Assindatcolf prima che venisse introdotto l’obbligo della certificazione verde la percentuale dei domestici che ne erano privi era molto elevata, se non prevalente, soprattutto nei rapporti di lavoro irregolari. Questa mancanza esponeva a grandi rischi le famiglie, soprattutto i soggetti più fragili e vulnerabili rispetto al contagio da Covid-19: gli anziani non autosufficienti per età e per patologia. Con l’introduzione del Dl n° 127 21 settembre 2021 anche il settore domestico è rientrato tra quelli in cui vige l’obbligo da parte del lavoratore di possedere ed esibire una certificazione valida per poter svolgere attività. Da qui il conseguente onere del controllo a carico delle famiglie datrici, una platea eterogena composta principalmente da persone anziane e quindi anche potenzialmente ‘digitalmente analfabete’, con il rischio che non riuscissero a svolgere il quotidiano controllo attraverso dispositivi elettronici di ultima generazione. Di conseguenza, nella rilevazione presso gli associati Assindatcolf si è ritenuto opportuno comprendere comportamenti e atteggiamenti delle famiglie nei confronti di quest’obbligo.
I risultati, in sintesi, parlano di un’ampia diffusione presso i lavoratori domestici e di una sostanziale accettazione dell’attività di verifica da parte delle famiglie. Il 94,8% delle famiglie del campione ha dichiarato che i propri lavoratori hanno il Green Pass e solo il 3,3% ha affermato il contrario, mentre meno dell’1% ha dichiarato di non saperlo (tab. 16). L’indagine evidenzia anche come il datore di lavoro sia già in possesso delle informazioni sanitarie che riguardano il proprio dipendente, superando nei fatti la questione ‘privacy’ e conservazione dei dati sensibili: stando a quanto affermano le famiglie, infatti, la somministrazione del vaccino è stata la modalità prevalente attraverso cui il lavoratore ha potuto scaricare il Green Pass (95,6%, tab. 17). Le altre eventualità , come quella di sottoporsi a tampone e quella conseguente alla guarigione dal Covid, restano largamente minoritarie (rispettivamente l’1,3% e il 2,0%).
Estesa è anche l’accettazione da parte delle famiglie dell’attività di controllo che al momento della somministrazione del questionario poteva essere svolta solo quotidianamente e attraverso l’uso di dispositivi elettronici che consentissero la lettura del QR Code. Nonostante questo, il 72,9% ha dichiarato di svolgere la verifica senza alcuna difficoltà e di ritenerla, per di più, necessaria, (tab. 18). Solo il 4,8% riconosce l’utilità della verifica, ma dichiara di trovare difficoltà nel controllo della certificazione, mentre l’area della “resistenza” all’uso e al controllo del Green Pass può essere quantificata in poco più del 20% sul totale del campione, di cui la maggior parte considera inutile la verifica, data la conoscenza e la fiducia nei confronti del lavoratore (15,3%) e il 6,9% ritiene inutile questo compito di controllo, l’ennesimo di una serie di incombenze assegnate alle famiglie. Dal punto di vista dell’età, si osserva un crescente accoglimento del Green Pass via via che ci si sposta verso le classi più anziane: dal 67,7% degli under 50 al 75,8% degli over 75 (fig. 4). In realtà i più anziani sono anche quelli meno propensi ad affermare l’inutilità del controllo (il 6,2% lo dichiara inutile considerandolo solo un altro carico burocratico, contro il 9,4% di chi ha fino a 50 anni) e, forse, anche più consapevoli e sensibili al rischio di contagio, tanto da aver superato anche barriere tecnologiche - o in prima persona o grazie all’aiuto di altri - visto che al momento della rilevazione la verifica del possesso della certificazione era possibile solo tramite QR Code.