Nonostante la riduzione dei reati, cresce l’insicurezza e aumenta il numero degli italiani che possono sparare: nel 2017 nel nostro Paese ci sono 1.398.920 licenze per porto d’armi, cresciute del 20,5% dal 2014 e del 13,8% nel solo ultimo anno (tab. 11).
Due sono le tipologie di licenza più richieste, e che insieme assommano ad oltre il 94% del totale: quella per uso caccia, per cui nel 2017 si contano 738.602 licenze, aumentate del 7,2% negli ultimi 3 anni e dell’8,8% nel solo ultimo anno; e quella per uso sportivo, detenuta da 584.978 italiani, con una crescita del 47,2% dal 2014 ad oggi e del 21,1% nel solo ultimo anno. Si tratta di circa 200.000 italiani che negli ultimi 3 anni hanno scoperto di avere la passione per i poligoni di tiro. Un numero che, sicuramente, è da mettere in relazione con i successi dei nostri tiratori nelle diverse competizioni internazionali, ma che risulta essere molto meno consistente rispetto agli effettivi atleti tesserati, anch’essi in crescita significativa negli ultimi anni.
Difficile non mettere in relazione questo aumento della voglia di sparare anche con la diffusione della paura e con la tranquillità apparente che può derivare dal saper maneggiare un’arma da fuoco.
A chi ha armi per caccia e uso sportivo si aggiungono i 18.452 cittadini, pari all’1,3% del totale, che hanno una licenza per difesa personale, motivazione per cui si deve presentare valida documentazione. Si tratta di un sottoinsieme che è in diminuzione negli ultimi anni.
Infine, sono 56.062 le guardie giurate che hanno licenza di arma corta per esercitare la professione (il 4% del totale delle licenze) e 826 (lo 0,1% del totale) quelle che possiedono un’arma lunga.
Se agli italiani che hanno una regolare licenza si aggiungono gli operatori dei Corpi di polizia e delle Forze armate, che sono quasi 500.000, abbiamo circa 1,9 milioni di italiani che possiedono regolarmente almeno un’arma da fuoco.
Almeno una, perché la normativa stabilisce che, una volta ottenuta la licenza, si possono tenere in casa 3 armi da sparo, 6 armi ad uso sportivo, un numero illimitato di fucili e carabine, 8 armi antiche o artistiche, nonché munizioni e polvere da sparo.
Considerando che ogni famiglia italiana è composta in media da 2,3 individui, il conto è presto fatto: ci sono quasi 4,5 milioni di italiani, tra cui oltre 700.000 minori, che hanno un’arma a portata di mano e che, per gioco, per sbaglio, rancore o follia potrebbero essere indotti a sparare e ad uccidere.
Del resto, numerosi fatti di cronaca avvenuti di recente dimostrano che avere un’arma in casa rappresenta una formidabile tentazione di usarla e che molti assassini sono in possesso di regolare licenza.
Per questo motivo è fondamentale che la disponibilità di un’arma sia subordinata ad un addestramento adeguato, nonché alla valutazione, ripetuta nel tempo, delle condizioni psicofisiche del possessore.
Che ci sia una pericolosa propensione degli italiani a difendersi con le armi lo dimostra il dato per cui il 39% della popolazione sarebbe favorevole a modificare la legge sul porto d’armi, rendendo meno rigidi i criteri per poter disporre di un’arma da fuoco per difesa personale (fig. 6 e tab. 12).
Il dato è in netto aumento rispetto al 26% rilevato nel 2015.
I rischi che una proliferazione delle armi porti ad un aumento dei morti è reale: basti pensare a quanto accade in America, dove le armi da fuoco sono vendute liberamente e si è affermato un utilizzo molecolare, fisiologico, diffuso delle armi da fuoco.
In base ai dati di un’indagine dello scorso anno del Gallup e del Pew Research Center, risulta che il 42% delle famiglie americane (circa 53 milioni in totale) possiede un’arma, per un totale di oltre 137 milioni di statunitensi esposti al rischio di utilizzare e/o di rimanere vittima di un’arma da fuoco. Che un maggior numero di armi circolanti faccia lievitare il numero di uccisioni lo testimonia il fatto che in America nel 2016 sono avvenuti 14.415 omicidi volontari con arma da fuoco, pari a 4,5 ogni 100.000 abitanti, contro i 150 avvenuti in Italia, dove le leggi sono più restrittive, pari a 0,2 per 100.000 residenti (tab. 13).
Se immaginassimo di avere le stesse regole e la stessa facilità degli statunitensi di entrare in possesso di un’arma, in Italia le famiglie con armi in casa potrebbero lievitare sino a 10,9 milioni e i cittadini complessivamente esposti al rischio di uccidere o di rimanere vittima di un omicidio sarebbero 25 milioni.
Con il cambio delle regole e un allentamento delle prescrizioni, ci dovremmo abituare ad avere tassi di omicidi volontari con l’utilizzo di armi da fuoco più alti e simili a quelli che si verificano oltre Oceano. Le vittime da arma da fuoco potrebbero salire fino a 2.700 ogni anno, contro le 150 attuali, per un totale di 2.500 morti in più.