Gli asset del valore

Un professionista indispensabile per il benessere degli animali

Il medico veterinario si occupa della cura degli animali, sia quelli da compagnia che quelli da reddito, e nel nostro Paese ci sono tanti animali: in base agli ultimi dati disponibili, gli animali da allevamento sono oltre 23 milioni tra ovini, bovini, caprini, suini e bufalini, mentre gli animali da compagnia sono 32 milioni e 180.000.

Precedono l’Italia, nella graduatoria costruita in base al valore assoluto, la Germania, dove si contano oltre 37 milioni di pets e la Francia dove gli animali sono 32 milioni e 866.000 (tab. 9).

Il ranking costruito in base al rapporto degli animali sulla popolazione è guidato invece dall’Ungheria, con 54,2 animali ogni 100 abitanti, seguita dalla stessa Italia con 53,1 per 100.

A sorpresa i più numerosi sono gli uccelli: tra canarini e pappagalli in Italia se ne contano quasi tredici milioni (e su questi siamo assolutamente al primo posto in Europa), seguono gli oltre sette milioni di gatti, e i quasi sette milioni di cani. I piccoli mammiferi come criceti e conigli sono un milione e 830.000, i pesci sono un milione e 650.000, i rettili un milione e 360.000.

Gli animali sono tanti, ma negli ultimi anni non aumentano: i cani erano sei milioni e 961.000 nel 2008, sono sei milioni e 970.000 dieci anni dopo (+0,1%); i gatti nel 2008 erano sette milioni e 388.000 e oggi sono sette milioni e 482.000 (+1,3%).

Circa 26 milioni di italiani adulti, più di uno su due, ha almeno un animale in casa. Spesso l’amore per gli animali è tale che non si esaurisce con il possesso di un solo pet:  nel 52,0% delle case italiane è presente almeno un animale da compagnia, ma nel 15,1% gli animali sono due e nell’8,6% delle famiglie sono almeno tre. Avere almeno un animale è più frequente nelle case di chi è single (54,0%) rispetto a chi è coniugato (52,3%), ma la presenza è massima nelle case dei separati/divorziati (tab. 10).

Gli animali, come gli altri componenti del nucleo famigliare, generano anche spese: nel 2017 le famiglie italiane hanno speso complessivamente circa cinque miliardi di euro per il benessere dei loro animali, con una crescita del 12,9% rispetto al 2014 e una spesa per famiglia che possiede almeno un animale stimabile in 371,4 euro: un tale andamento decisamente positivo testimonia come, in questi anni in cui i consumi si vanno lentamente riprendendo, gli italiani sono disposti a spendere di più e meglio anche per la cura ed il benessere dei loro animali (tab. 11).

Se si esaminano i dati suddivisi tra le diverse voci in cui si articola la spesa delle famiglie per animali domestici, la voce relativa ai prodotti per animali domestici (tra cui sono compresi cibo, prodotti per toelettatura, collari, guinzagli, gabbie, lettiere, ecc.) è di gran lunga la più consistente, cui nel 2017 sono stati destinati quasi quattro miliardi di euro (il 78,4% del totale delle uscite per questo genere di spese), con un aumento del 13,6% negli ultimi tre anni. All’interno di questa voce, le spese per l’alimentazione di cani e gatti assommano ad oltre due miliardi di euro, in crescita del 10,6% negli ultimi tre anni considerati. Impossibile, invece, isolare la voce dei servizi veterinari da quella di altri servizi quali la toelettatura, il trasporto, la marcatura e l’addestramento, le cui spese assommano complessivamente a 941 milioni di euro l’anno, per una media di 69,6 euro a famiglia.

Isolando la voce relativa alla spesa per gli alimenti per cani e gatti, che nel 2017 è  pari a due miliardi e cinquantuno milioni di euro, e analizzando anche i valori delle quantità consumate, è evidente come la crescita delle risorse destinate dalle famiglie al cibo per i propri pets dipenda solo in parte da un aumento delle quantità, e sia invece correlata principalmente con l’aumento dei prezzi dei prodotti.

Infatti, negli ultimi sette anni considerati la spesa complessiva delle famiglie in alimenti per cani e gatto è cresciuta del 14,6% (e del 3,8% nel solo ultimo anno), con valori medi per chilogrammo consumato che sono passati dai 3 euro del 2010 ai 3,6 euro del 2017 (+10,2% negli otto anni, +1,4% nell’ultimo anno), e un aumento delle quantità di prodotti che nel medio periodo è stata del 4,1% (e del 2,4% nell’ultimo anno), per un totale di 574 milioni di chili di alimenti per animali comperati dalle famiglie italiane nel 2017 contro i 551 del 2010 (tab. 12).

Questi dati testimoniano di come gli italiani amino e siano disposti a spendere per i loro animali, ma concentrino la loro attenzione verso gli alimenti e, spesso, verso servizi accessori, piuttosto che verso le spese legate alla prevenzione e alla cura.

Occorre pertanto riportare al centro dell’attenzione delle famiglie italiane l’importanza del medico veterinario come figura unica e centrale per garantire il benessere e la salute degli animali in tutti i loro aspetti, da quelli più prettamente sanitari, all’alimentazione, agli aspetti psicologici e relazionali.

 

Un professionista fondamentale anche per la salute degli uomini

Circoscrivere il valore sociale del medico veterinario al suo ruolo di medico degli animali significa non riconoscere l’importanza per la qualità della vita e la salute della comunità che ha questo professionista, che interviene su tutte le componenti del nostro ecosistema. 

Negli ultimi anni è cresciuta l’importanza che gli italiani attribuiscono alla propria salute e al benessere, sono aumentate le attività di prevenzione e di cura della persona, ed è anche cresciuta la spesa sanitaria privata che sostengono le famiglie, che è arrivata a circa 37,4 miliardi di euro l’anno.

Meno diffusa sembra essere invece la consapevolezza che le malattie dell’uomo e quelle degli animali sono legate indissolubilmente e vanno affrontate nel loro insieme dando loro una pari importanza. Eppure, la maggior parte delle malattie oggi emergenti sono zoonosi, che colpiscono sia gli animali che l’uomo. Peraltro, la globalizzazione dei mercati, il movimento delle persone, i cambiamenti climatici contribuiscono al diffondersi di nuove malattie e di malattie esotiche.

Occorre pertanto ragionare secondo una logica sistemica e di prevenzione, utilizzando un approccio e modalità operative One Health, ovvero di salute unica e medicina unica per uomo, animale e ambiente, che vedano impegnati insieme medici e medici veterinari in un’azione di monitoraggio e sorveglianza continua per combattere le cause, il manifestarsi e la persistenza delle malattie.

Questo è quanto già si realizza nei Dipartimenti di Prevenzione delle nostre strutture pubbliche, che rendono il nostro Paese all’avanguardia per qualità ed efficacia delle prestazioni erogate.

In base a questo approccio sono gli stessi medici veterinari che, insieme con altri professionisti sanitari, attraverso la tutela del benessere animale, dell’ambiente e della sicurezza degli alimenti operano a tutela della salute dell’uomo.

Ma gli animali non sono solamente un potenziale veicolo di trasmissione di malattie: è dimostrato che gli animali da affezione producono numerosi effetti benefici sulla qualità della vita di chi gli vive accanto. Al di là ed oltre il ruolo essenziale che può avere il possesso di un cane per i non vedenti o non udenti, o quello di un animale da compagnia per chi è affetto da autismo o da disturbi del comportamento, i pets influiscono positivamente sull’umore di tutti quelli che gli stanno vicini, fanno compagnia, favoriscono il crearsi di opportunità relazionali, costringono ad una vita più attiva, e hanno effetti diretti anche sullo stato della salute individuale.

Il 52,6% degli italiani dichiara di godere di uno stato di salute ottimo (9,3%) o buono (43,3%), ma tra chi possiede un animale domestico la quota di quanti godono di una buona o ottima salute sale al 57,2%, mentre tra chi non ha animali domestici in casa la percentuale scende al 47,6% (tab. 13).

Sul versante opposto, lo stato di salute è insufficiente/pessimo per il 9,1% della popolazione, con percentuali che sono del 7,0% per chi ha almeno un pet in casa e dell’11,3% per chi non ce l’ha.

L’animale da compagnia svolge un ruolo essenziale nelle diverse fasi della vita, ma diventa particolarmente importante per le persone anziane: anche in questo caso, i dati sulle condizioni di salute degli over 65 sono indicativi: il 30,6% del totale dichiara di avere una salute ottima o buona e il 17,7% si trova in una condizione fisica insufficiente o pessima (tab. 14).

Ma tra gli anziani che hanno in casa almeno un animale la quota di quelli che sono in buona salute sale al 37,0% del totale, mentre solo il 13,0% dichiara di avere una salute insufficiente o pessima.

Sottolineare l’impatto fondamentale degli animali per la buona salute dell’uomo significa sottolineare l’importanza della cura e del benessere degli animali e il valore sociale di chi se ne occupa.

 

Un professionista che certifica la qualità del cibo made in

Il medico veterinario rappresenta una figura centrale del nostro made in, in quanto garantisce la qualità di tutti i prodotti di origine animale che lasciano l’Italia per essere venduti e consumati in altri Paesi, e che hanno un valore di quasi 8 miliardi di euro annui.

Anche negli anni della crisi sono aumentate le esportazioni dei nostri prodotti alimentari verso Paesi esteri, e parallelamente sono aumentati le procedure ed i controlli richiesti, che devono essere effettuati da professionisti abilitati.

Non solo: noi vendiamo all’estero qualità e tracciabilità, e i prodotti made in devono dare certezza delle modalità di approvvigionamento, di produzione e di distribuzione. Rendere sempre e comunque riconoscibile l’Italian food, vuol dire certificare che il prodotto ha seguito in ogni sua fase procedure che sono garanzia del suo valore reale.

Nel 2017 sono partiti dall’Italia prodotti agroalimentari per un valore complessivo di quasi 48 miliardi di euro, pari al 10,7% del totale delle esportazioni: di questi, 33 miliardi e 257 milioni sono relativi a prodotti alimentari e a bevande (tab. 15). Negli ultimi dieci anni, mentre il valore reale delle esportazioni è cresciuto del 15,0%, quello dei prodotti dell’agroalimentare è aumentato del 39,0% e, addirittura, gli alimentari e bevande del 50,8%: nel solo ultimo anno l’export di alimentari e bevande è cresciuto del 4,0%.

Una tale potenza espansiva della filiera del cibo italiano nel mondo è intimamente legata a quello che la nostra cucina esprime, vale a dire tradizione, genuinità, varietà e, soprattutto qualità, con ingressi anche in Paesi lontani, che possiedono proprie tradizioni e cucine tipiche, come quelli asiatici.

Circoscrivendo il campo ai prodotti di origine animale, ovvero animali vivi, carne lavorata e prodotti a base di carne, pesce, molluschi e crostacei, prodotti delle industrie lattiero casearie e prodotti per l’alimentazione degli animali,  per i quali sono sempre richiesti il controllo e la certificazione dei medici veterinari, nel 2017 sono partiti verso i Paesi esteri oltre 3 milioni di tonnellate di prodotti, per un valore complessivo di 7 miliardi e 797 milioni di euro, e un andamento di forte crescita, tanto nel lungo periodo (+ 57,4% in valore e +44,0% in quantità dal 2008 al 2017), quanto nell’ultimo anno (+5,3% in valore e + 3,7% in quantità) (tab. 16).

Un professionista che garantisce la sicurezza degli alimenti sulle nostre tavole

Ma il cibo non è solo una voce fondamentale della nostra bilancia commerciale: i consumi alimentari rappresentano anche e soprattutto una voce importante delle spese delle famiglie italiane, che nel 2018 gli hanno destinato circa 152 miliardi di euro, pari al 14,1% delle spese complessive. Tra tutte le voci, quelle relative ai prodotti di origine animale, oggetto di controllo da parte dei medici veterinari è particolarmente consistente, e nel 2017 assommava a oltre sessantacinque miliardi.

Ebbene, nel tempo è cresciuta l’attenzione degli italiani al rapporto tra salute e stili alimentari e, conseguentemente, alla qualità e alla quantità di quello che si mangia, nella convinzione che attraverso le scelte alimentari si possa promuovere buona salute, o, al contrario, danneggiarla.

Da una recente indagine del Censis risulta che il 44,0% degli italiani dichiara che il fattore che più determina la scelta dei cibi da acquistare è l’italianità, ovvero la garanzia che siano prodotti in Italia con materie prime italiane; segue la tracciabilità, ovvero  sapere da dove vengono e come sono stati fatti, segnalata dal 35,2% (fig. 6). Inoltre il 26,8% della popolazione cerca cibi che abbiano un positivo impatto sulla salute e il 18,8% vuole essere certo di acquistare prodotti sicuri.

La ricerca di un impatto positivo sulla salute, il bisogno di sicurezza  nell’alimentazione, la domanda di tracciabilità dei prodotti acquistati sono dimensioni rilevanti per la salute pubblica e richiedono valutazioni scientifiche attendibili, da parte di fonti accreditate senza semplificazioni e improvvisazioni.

Ecco quindi una dimensione del valore sociale del medico veterinario ad oggi poco esplicitata e invece decisiva: la centralità del suo ruolo come garante dei crescenti bisogni di sicurezza alimentare e di tracciabilità espresso dalla popolazione, che si realizza attraverso interventi di controllo e certificazione di qualità su tutti i livelli della filiera alimentare, a partire dal territorio e dall’ambiente, secondo un approccio che va “dal campo alla tavola”.

Quella della sicurezza alimentare è una dimensione che è destinata ad assumere ancor più rilievo nel tempo, sia perché si inscrive nella generale maggiore richiesta di tracciabilità e di qualità che caratterizza i moderni consumatori, sia perché lo sviluppo della ricerca scientifica mette in rilievo minacce nascoste, sommerse, ad oggi poco comprese, della salute e della sicurezza dei cittadini.

Di fronte ai rischi effettivi e potenziali della filiera alimentare, la capacità del medico veterinario di certificare la conformità alle normative e le qualità chimico fisiche dei prodotti lo qualifica come unica figura di esperto, capace di contrastare mistificazioni e falsificazioni che si diffondono sul web (le cosiddette fake news).

Il veterinario si può dunque trasformare in una straordinaria fonte di rassicurazione sociale per tutti gli italiani, che però ad oggi rimane sotto traccia e misconosciuta, e che andrebbe adeguatamente valorizzata.

Perché la buona reputazione del cibo dipende anche dalla buona reputazione dei diversi soggetti che compongono la filiera, tra i quali il medico veterinario rappresenta un professionista “al di sopra delle parti”, un vero alleato del consumatore che interviene con competenza e scientificità in tutti gli anelli della filiera.