Una recente indagine del Censis rivela che il 48,2% degli italiani si è informato della pandemia durante il periodo di isolamento domestico attraverso i programmi radiofonici e il 30,5% lo ha fatto almeno una volta al giorno.
Ancora una volta la radio ha dimostrato il suo potenziale e il suo valore sociale che non è solo quello di entertainment, ma risiede anche nella capacità di raccontare con toni meno urlati di altri media quello che accade nel paese e nelle singole realtà locali e di essere riconosciuta come un mezzo autorevole che dà informazioni chiare ed affidabili anche in un periodo di sovraffollamento comunicativo, che ha prodotto anche tanta confusione sulle regole da rispettare e sui comportamenti da attivare.
Ebbene, nell’ultimo anno si è assistito ad un vero e proprio boom della radiovisione, che nel 2020 è stata capace di catturare ben 5 milioni e di italiani che, costretti in casa durante il lockdown di primavera e fortemente limitati negli spostamenti durante tutto il periodo successivo, hanno seguito per la prima volta i programmi della radio in formato audio e video su supporti diversi.
Si tratta di un boom che non sembra essere destinato a mitigarsi dopo la pandemia, quando gli italiani riprenderanno le abitudini di vita dell’era pre Covid, ma che invece è fortemente in sintonia con le aspettative che hanno gli italiani sul futuro della radio: infatti, il 52,1% degli italiani dichiara che vorrebbe avere sempre di più la possibilità di fruire dei programmi e dei contenuti radiofonici su device diversi e anche in formato video, mentre il 34,8%, preferirebbe poter seguire la programmazione radio su più supporti/piattaforme ma solo in formato audio e il 13,1% non è in grado di rispondere (fig. 12).