Roma, 4 dicembre 2020 – Chi sta pagando di più il prezzo del lockdown. A giugno 2020 il mercato del lavoro mostra un tasso di attività pari al 63,4%, diminuito dell’1,8% rispetto al 2019, mentre per gli stranieri è pari al 64,8%, ridottosi del 6,2%. Per le donne straniere il tasso di attività è del 51,9%, diminuito del 7,8% (tra le italiane il calo è dell’1,7%). Nel primo semestre 2020 il tasso di occupazione per gli stranieri è al 57,1%, sceso del 3,5% in un anno, e per la prima volta risulta più basso di quello degli italiani (pari al 58,1%: -0,5% in un anno). Ancora più evidente è il fenomeno per le donne straniere, il cui tasso di occupazione è sceso al 44,3% (-5,0%). Più di un lavoratore straniero su quattro (606.891) ha un lavoro part time. Solo il 20,3% (413.199) lavora a tempo determinato. Circa un terzo (764.827) svolge lavori non qualificati, mentre tra gli italiani la percentuale supera di poco il 10%. Al secondo trimestre 2020 sono 173.182 i titolari d’impresa stranieri, fortemente a rischio di chiusura. A questi si aggiungono i lavoratori irregolari: sono circa 350.000 le famiglie con almeno uno straniero che vivono di solo lavoro irregolare. Lo scenario di breve periodo più prevedibile vede centinaia di migliaia di lavoratori stranieri piombare nell’irregolarità e nella miseria.
La regolarizzazione necessaria, ma non sufficiente. A otto anni di distanza dall’ultimo provvedimento, quest’anno è stata effettuata una nuova regolarizzazione degli stranieri, prevista dal decreto Rilancio per l’emersione del lavoro irregolare. Le domande pervenute sono state 207.542: di queste, 176.848 (l’85,2%) hanno riguardato lavoratori domestici e 30.694 (il 14,8%) lavoratori subordinati in agricoltura. Nelle domande di lavoro domestico, al primo posto figurano gli ucraini (18.639 richieste, pari al 10,5% del totale), seguiti da bangladesi (16.102) e pachistani (15.614). Tra i lavoratori agricoli, al primo posto gli albanesi (5.176 richieste, pari al 16,9% del totale), seguiti da marocchini (4.556) e indiani (4.488). Per il lavoro domestico prevalgono le grandi città: Milano (22.122 richieste), Napoli (19.239) e Roma (17.318). Per l’agricoltura, ai primi posti si trovano le località del Sud, come Caserta (2.904 domande, pari al 9,5% del totale).
La criminalità dell’era digitale. Dal 1° agosto 2019 al 31 luglio 2020 i reati denunciati alle Forze dell’ordine sono stati 1.912.344, con un calo del 18,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di questi, 855.533 sono relativi al periodo dal 9 marzo al 3 giugno. La riduzione dei furti è stata del 26,6%, -21,1% le rapine, -16,8% gli omicidi. Si tratta di un trend che conferma quello degli anni passati, ma con un’accelerazione inedita, effetto del lockdown. Ma nello stesso periodo le truffe informatiche denunciate sono state 82.842 (+12,0% rispetto all’anno precedente). Di queste, 34.634 sono riferite al periodo 9 marzo-3 giugno. L’aumento dei reati informatici caratterizza tutto il decennio: +90,3% le truffe e frodi informatiche dal 2009 al 2018, +141,1% gli altri reati informatici. Nel 2018 le vittime delle truffe informatiche sono state 170.300 (+112,0% nel decennio).
La polveriera delle carceri. All’inizio dell’anno i detenuti presenti nei 189 istituti penitenziari italiani erano 61.230, a fronte di una capienza regolamentare massima di 50.931. Erano quindi 10.299 i detenuti in sovrannumero, con un tasso medio di sovraffollamento del 120,2%. Tra i reclusi, circa il 30% era tossicodipendente, 19.899 (il 32,5%) erano stranieri, 54 errano madri con figli minori al seguito. Circa il 16% dei detenuti era in attesa del primo giudizio. Le guardie carcerarie erano 36.604, con una carenza di 4.598 agenti rispetto all’organico previsto di 41.202 unità. Per effetto dei provvedimenti del decreto Cura Italia e dei minori ingressi dovuti al lockdown, alla fine di maggio si è raggiunto il minimo dell’anno, con 53.387 detenuti e un tasso di sovraffollamento sceso al 105,8%. Ma già il 30 giugno la criminalità aveva ripreso i ritmi degli anni precedenti, i detenuti erano risaliti a 53.579, fino ai 54.277 di settembre. Il carcere più affollato è quello di Latina, con 152 detenuti e un tasso di sovraffollamento del 197,4%. Segue quello di Taranto (578 reclusi e un tasso del 188,3%). Tra i grandi istituti, Regina Coeli di Roma ospita 1.003 detenuti.
Tracciabilità e trasparenza: la sicurezza dei prodotti italiani. L’89,0% degli italiani dichiara che nel post Covid-19 acquisterà di più alimenti la cui etichetta rende evidente origine, ingredienti, lavorazione, cioè prodotti con una tracciabilità trasparente. Si tratta di una esigenza che taglia trasversalmente i livelli di reddito e le professioni, non legata al nesso tra disponibilità economica e modello di consumo. Si impone come criterio regolatore che condizionerà i consumi alimentari. I dati restano alti, ad esempio, tra i millennial (86,7%), i laureati (86,3%), le persone con redditi bassi (94,1%). Ben il 91,3% degli italiani dichiara che acquisterà di più alimenti made in Italy, dal vino ai formaggi, per la loro qualità, la sicurezza e per offrire solidarietà ai nostri agricoltori.
4 Dicembre 2020