Roma, 6 dicembre 2013 – L’importanza di garantire la sopravvivenza di un ambiente insediativo diffuso. 27 milioni di italiani vivono in territori a minore concentrazione urbana (bassa densità abitativa e lontananza dalle principali agglomerazioni). Nell’ultimo intervallo intercensuario la popolazione di questi piccoli comuni (sotto i 2.000 abitanti) è aumentata del 3,7%. Essi costituiscono il 29% circa della superficie nazionale e accolgono meno del 6% della popolazione. Chi vive in piccoli comuni sopporta abitualmente il disagio connesso al raggiungimento dei servizi di cui necessita. Su 3.491 comuni piccoli e periferici solo 42 dispongono di un liceo o di un istituto tecnico, solo 263 sono serviti da una piccola stazione ferroviaria. Differenze minime si registrano per gli uffici postali, sicuramente il servizio a maggior livello di distribuzione sul territorio nazionale: la copertura è del 96,3% a livello nazionale e del 92,1% per i piccoli comuni lontani dalle aree urbane. Molto più contenuta la dotazione di stazioni ferroviarie bronze (impianti piccoli con bassa frequentazione), che passa da una copertura del 21,1% a livello nazionale al 7,5% per i piccoli comuni. Situazione ancora più penalizzante per quanto concerne le scuole superiori (18,3% contro 1,2%).
Piano città e fondi strutturali: prospettive e criticità di una nuova stagione di politiche di rigenerazione. Per il periodo di programmazione 2014-2020 almeno il 5% dei nuovi fondi Fesr dovrà andare a programmi integrati di sviluppo urbano. Per l’Italia si tratta di circa 2 miliardi di euro, considerando il cofinanziamento nazionale. È una buona notizia? Dipenderà dalla capacità di elaborare progetti credibili e di saperne gestire l’attuazione. Proprio la recente vicenda del Piano città, il programma nazionale per le città lanciato nel 2012 dal precedente governo, alimenta alcune preoccupazioni in questa direzione. Pur a fronte di risorse modeste, alla scadenza di ottobre 2012 sono arrivate a Roma oltre 450 candidature: una risposta di gran lunga superiore alle attese. Tra le tante proposte arrivate la cabina di regia ne ha dovute selezionare appena 28, quelle considerate ad alta priorità.Peraltro, i tempi di avvio della fase attuativa si sono rivelati ben più lenti di quelli annunciati ottimisticamente in partenza, quando si parlava di cantieri aperti per Natale 2012. Teoricamente la somma dei 28 progetti corrisponde, in termini di valore degli interventi inclusi in ciascuna proposta a ben 4,4 miliardi di euro, tra finanziamenti pubblici e investimenti privati. Di fatto le risorse effettivamente disponibili sono prevalentemente quelle statali; complessivamente il finanziamento concesso dalla cabina di regia rappresenta meno dell’8% del valore globale dei progetti.
I comportamenti quotidiani: cittadini più evoluti delle città? Grazie ad una tecnologia sempre più diffusa e accessibile, ma anche a una maggiore consapevolezza dei cittadini, nei comportamenti quotidiani sempre maggiori quote di abitanti sperimentano, almeno parzialmente e alla piccola scala, nuove modalità per semplificare i processi e abbattere gli impatti sull’ambiente. Lo confermano i dati di una recente indagine realizzata da Rur e Censis. Sempre meno italiani devono recarsi in un ufficio postale per operazioni elementari come il pagamento delle bollette, dato che ormai il 48% ha la domiciliazione bancaria delle utenze, un altro 9% si reca in una qualsiasi tabaccheria e il 5% opera online. Dalle nuove generazioni viene la richiesta di una città in cui la connessione sia gratuita e accessibile ovunque grazie al wifi. Tra i giovani fino a 29 anni, più del 60% lo ritiene un importante servizio di base che dovrebbe essere garantito al pari dell’illuminazione pubblica, mentre un altro 27% lo considera utile ma limitatamente a determinati luoghi della città. passi avanti fatti negli ultimi anni nella separazione domestica dei rifiuti sono rilevanti: più dei due terzi degli intervistati (67,5%) affermano di aver ricevuto adeguate informazioni e di essere a conoscenza delle regole di base della raccolta differenziata, un altro 20%, pur essendo stato informato, è confuso e non ha le idee chiare al riguardo, infine il 12,6% si dichiara del tutto disinformato.
Evoluzione della famiglia e frazionamento degli alloggi. La moltiplicazione dei soggetti di domanda abitativa legata all’aumento del numero di famiglie rappresenta un fattore rilevante di lunga deriva. Non solo gran parte dello stock, essendo stato realizzato in un’altra fase storica, non possiede le caratteristiche costruttive e tecnologiche oggi richieste, ma anche dal punto di vista dimensionale e tipologico appare sempre più sfasato rispetto all’evoluzione della famiglia italiana. Nel 1971 il numero medio di stanze per abitazione occupata (3,68) era sostanzialmente in linea con il numero medio di componenti per famiglia (3,35). Negli anni successivi l’obiettivo del continuo miglioramento della condizione abitativa ha contribuito a far crescere le dimensioni delle case, mentre parallelamente la dimensione delle famiglie diminuiva in modo costante. Il risultato è che oggi si registra una dimensione media degli alloggi in termini di stanze (4,2) sproporzionata rispetto alla dimensione media della famiglia (scesa a 2,4 componenti). Il mercato immobiliare, anche per il calo del potere di acquisto delle famiglie, registra il convergere della domanda sulla piccola dimensione. La quota di monolocali e piccole abitazioni sul totale delle abitazioni scambiate nel 2012 a Torino supera il 55%, a Milano sfiora il 49%, a Roma si attesta sul 42% e a Napoli sul 36%.
6 Dicembre 2013