Roma, 6 dicembre 2024 – Verso una mobilità green: il rinnovamento del trasporto pubblico locale. La transizione ecologica nel trasporto pubblico italiano ha visto importanti progressi tra il 2017 e il 2022. Gli autobus Euro 4 o inferiori nei capoluoghi di provincia sono diminuiti dal 46,7% al 21,0% del totale, la classe Euro 5 è scesa dal 36,4% al 30,5%, i veicoli Euro 6 meno inquinanti sono aumentati dal 16,9% al 48,5%. Anche gli autobus elettrici e ibridi sono aumentati dal 2,5% all’8,2% del totale, i mezzi alimentati a metano o Gpl dal 26,4% al 27,8%. Perugia, Palermo e Trieste hanno eliminato completamente gli autobus Euro 4 o inferiori, Ancona ha raggiunto il 73,1% di autobus Euro 6, Torino ha incrementato la quota di autobus elettrici o ibridi dal 3,6% al 12,9%, a Bologna c’è stato un aumento dal 49,9% al 55,2% dei mezzi alimentati a metano o Gpl e dal 10,2% al 22,2% di quelli elettrici o ibridi, a Milano la percentuale di autobus elettrici o ibridi è passata tra il 2017 e il 2022 dallo 0,4% al 27,7%.
La transizione ecologica vista attraverso il Green&Blue Index. In Italia il 17,0% della popolazione vive in aree rurali, che coprono il 60,9% del territorio nazionale. Il 47,9% dei cittadini risiede in piccole città, il 35,2% nelle grandi città, che occupano solo il 6,1% della superficie del Paese. Questi dati evidenziano chiaramente come i contesti urbani siano centrali per l’evoluzione territoriale del Paese. Il Green&Blue Index, elaborato dal Censis sintetizzando 26 indicatori, misura il passo della transizione ecologica. Con un punteggio di 80,3 su 100, Bologna si classifica prima città metropolitana nella transizione ambientale, seguita da Firenze (80,0 punti) e Torino (79,4). Tra le province con più di 500.000 abitanti è Bolzano a ottenere il punteggio maggiore (82,0), seguita da Trento (81,4) e Vicenza (80,1). Tra le province tra 300.000 e 500.000 abitanti è Pordenone a ottenere il punteggio più alto (81,3), seguita da Potenza (81,2) e Lecco (80,7). Tra le province con meno di 300.000 abitanti è Benevento la prima classificata (80,0), seguita da La Spezia (79,9) e a pari merito Siena e Belluno (79,6).
La qualità dei servizi pubblici nelle province italiane: l’Agenda 2030 Index. Il processo di rinnovamento della qualità dei servizi pubblici passa per la valutazione, strumento in grado di identificare e orientare le decisioni politiche e amministrative. Secondo l’indice Agenda 2030 Index elaborato dal Censis per valutare la qualità dei servizi pubblici nelle province italiane (contrasto alla povertà, salute, istruzione, mobilità, servizi idrici, parità di genere e giustizia), tra le città metropolitane è Firenze a classificarsi prima (116,9 punti), seguita da Bologna (114,3) e Cagliari (113,8). Le città che ottengono i punteggi più bassi sono Catania, Reggio Calabria e Napoli, con oltre 20 punti di distacco dalle prime posizioni. Tra le province con più di 500.000 abitanti è Trento a guidare la classifica (115,4 punti), segue Udine (114,1) e Padova (110,4). Caserta, Foggia e Cosenza registrano i punteggi più bassi, non raggiungendo nemmeno gli 80 punti. Tra le province tra 300.000 e 500.000 abitanti al primo posto c’è Ancona (118,1), poi Parma (115,3) e Forlì-Cesena (113,5). Tra le province con meno di 300.000 abitanti Siena è in testa (118,2), seguita da Ascoli Piceno (113) e Aosta (111,7). Il punteggio più basso in assoluto è relativo alla provincia di Crotone (70,5 punti).
La dinamicità nascosta delle Pro loco. Complessivamente più del 90% della popolazione ritiene molto o abbastanza importante il ruolo delle Pro loco. Sorprende il dato dei giovani di 18-34 anni, che per il 35,7% considerano il loro contributo «molto» importante (ma si raggiunge il 51,1% tra gli over 65). Quasi il 60% degli italiani ha preso parte ad almeno un evento organizzato da una Pro loco nel 2023 (il 66,0% tra i giovani). Le Pro loco sono anche un importante fattore di attrazione turistica nei territori. Tra le persone che hanno partecipato ai loro eventi, il 43,5% lo ha fatto durante un viaggio per vacanza.
Soluzioni per le aree interne. Nelle aree interne del Paese oggi vivono 13,3 milioni di persone, più di un italiano su cinque (il 22,6%). Sono circa 800.000 in meno rispetto al 2014: in un decennio la riduzione è stata del 5,0%, più della media nazionale (-2,2%). La gravità dello spopolamento di questi territori è evidenziata dalle proiezioni demografiche. Tra dieci anni, mentre la popolazione italiana complessiva subirà una riduzione dell’1,4%, le aree interne vedranno ridurre la propria popolazione del 3,8%. Fra vent’anni il declino demografico delle aree interne sfiorerà i 9 punti percentuali, portando a 12,2 milioni la popolazione residente. Nella programmazione 2021-2027 la Strategia nazionale aree interne ha ampliato il proprio raggio d'azione, coinvolgendo 1.904 comuni e una popolazione di quasi 4,6 milioni di abitanti.
6 Dicembre 2024