È poco più del 30% del campione ad usufruire delle cure dei Centri dedicati al trattamento delle cefalee, Centri all’avanguardia che, in virtù dell’elevata specializzazione e del livello delle prestazioni erogate, attraggono in misura maggiore i pazienti più problematici (vi si rivolge il 50,4% di chi soffre di emicrania cronica e il 35% delle donne), con una quota più elevata di pazienti che frequentano tali strutture al Centro e al Nord (42,9% e 34,8% contro il 24,9% dei residenti al Sud).
Tuttavia, è ancora più ridotta la percentuale che sottolinea di avere nel Centro dedicato il suo punto di riferimento per la cura della propria emicrania, si tratta infatti del 15,4% degli intervistati, mentre oltre il 55% del campione identifica nello specialista il proprio interlocutore primario (per il 20% si tratta di un neurologo che opera all’interno del sistema del Servizio Sanitario Nazionale e per il 19,7% di un neurologo che esercita privatamente), al contrario un quarto degli intervistati (25,5%) indica come punto di riferimento per la gestione della malattia il proprio MMG. La tipologia di emicrania ha un’influenza sulla scelta dal momento che il riferimento ai Centri e ai neurologi è maggiore tra gli affetti da emicrania cronica (Centri specializzati 19,4%, neurologi 47,6%, MMG 14,9%).
Su questa situazione ha un peso anche la difficoltà di accesso ai Centri: sono segnalate, in media, liste di attesa di 3 mesi per una visita ed i pazienti affermano di effettuarne mediamente 2,7 nel corso dell’anno presso il proprio punto di riferimento sanitario.
La gestione della malattia richiede il ricorso anche ad una gamma di altri servizi e prestazioni – da altre visite specialistiche (33,8%) ad indagini diagnostiche di laboratorio (24,7%) e strumentali (18,3%) a sedute di fisioterapia (16,3%) con una frequenza nell’ultimo anno più ampiamente segnalata dai pazienti con le tipologie più gravi di emicrania, che per il 14% circa hanno indicato anche ricoveri al Pronto soccorso.
La fruizione delle altre terapie interessa segmenti meno rilevanti del campione. In particolare: il 23,6% partecipa a sedute di ginnastica posturale/osteopatia, il 18,1% aderisce a metodi alternativi come lo yoga e l’agopuntura, il 14,1% si sottopone a sedute psicoterapiche ed il 13,2% a tecniche di rilassamento e di gestione dello stress strumentale.