3.1. Un fenomeno di massa, gonfiato dagli acquisti inconsapevoli
L’acquisto di merce falsa è e rimane un fenomeno di massa, che coinvolge circa un quarto delle famiglie italiane: il 25,6% degli intervistati, infatti, ammette che lui stesso o un componente della sua famiglia ha comprato almeno una volta merce falsa, per un totale di circa 6 milioni e 700.000 famiglie coinvolte, in cui vivono circa 15 milioni e 400.000 individui (fig. 6).
Sebbene l’intervistato non sia stato chiamato a rispondere sulla personale esperienza di acquisto, ma come componente (e rappresentante) del nucleo famigliare di appartenenza, gli incroci con le principali caratteristiche socio-demografiche individuali lasciano pensare che le risposte siano state comunque condizionate dalla propria esperienza: infatti le percentuali di fake-consumers sono più alte tra i giovani, con il 42,9% dei rispondenti in età compresa tra i 18 e i 34 anni che dichiara che lui o un suo famigliare ha acquistato almeno una volta merce falsa e tra i più scolarizzati (30,5% di acquirenti tra i laureati).
Oltre alla dimensione di massa del fenomeno, quello che colpisce è che ben 4 milioni e 200.000 acquirenti di prodotti falsi (il 16,1% del totale delle famiglie italiane e il 62,9% di quelle che hanno acquistato fake) dichiarino di essere stati ingannati e di aver effettuato un acquisto incauto, convinti di comprare un prodotto originale.
Considerando solo quelli che dichiarano di aver comprato consapevolmente articoli falsi, la quota di famiglie coinvolte direttamente nell’acquisto di fake si abbassa al 9,5% del totale, che, in valore assoluto significa circa 2 milioni e 500.000 famiglie, dove vivono 5 milioni e 700.000 individui.
La tipologia dei prodotti falsi acquistati dalle famiglie certifica una diversificazione della domanda (e, conseguentemente dell’offerta) tale per cui non esiste praticamente ambito o prodotto che non venga copiato; ma, allo stesso tempo, conferma la prevalenza di acquisti di generi contraffatti di tipo “tradizionale”. Al primo posto l’abbigliamento, acquistato dal 40,4% dei consumatori di prodotti falsi, seguito da accessori, quali borse, cinture, portafogli, comprati dal 38,4%, e dalle calzature, con il 30,5% delle famiglie che comprano scarpe fake (fig. 7). Questi prodotti sono quelli che vengono acquistati anche con una maggiore consapevolezza di quello che si sta facendo; seguono orologi e bigiotteria (20,2%), profumi e cosmetici (14,8%). Agli ultimi posti del ranking del falso compare una categoria che è comparsa all’inizio dell’emergenza sanitaria, quella dei dispositivi sanitari falsi, acquistati dal 4,4% delle famiglie italiane. Questo dato, conferma come durante la pandemia:
- da un lato si sia determinata una nuova gerarchia nelle spese degli italiani, di cui sono entrati a far parte alcuni prodotti come mascherine, guanti, igienizzanti divenuti all’improvviso necessari e introvabili,
- dall’altro si sia dimostrata per l’ennesima volta la capacità dei protagonisti dei diversi fenomeni illeciti che minacciano la proprietà industriale e la sicurezza dei consumatori di diversificare il mercato adeguandolo immediatamente alle nuove richieste dei consumatori.
Di fronte ad una richiesta di massa di mascherine, igienizzanti, dispositivi di controllo della malattia e del distanziamento sociale, di cui inizialmente il mercato legale era sprovvisto, il mercato illegale si è mosso in maniera molto veloce e si è dotato dei beni richiesti rendendoli immediatamente disponibili ai consumatori.
I dati relativi ai pezzi sequestrati da Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane testimoniano la presenza di traffici significativi di dispositivi di protezione, igienizzanti, termometri contraffatti e non sicuri, e la ancor più pericolosa vendita on line di falsi medicinali per la prevenzione e/o la cura del Covid 19: nel 2020 sono stati sequestrati oltre 8 milioni di prodotti contraffatti che possono essere classificati genericamente come “dispositivi Anticovid”, ‒ principalmente mascherine, ma anche guanti monouso, tute, termometri- cui vanno aggiunti 46 milioni di dispositivi medici che sono stati ritirati dal mercato perché non sicuri.
I luoghi in cui gli italiani acquistano gli articoli falsi spiegano anche perché il mercato del contraffatto ha resistito (seppur ridimensionandosi) alla chiusura di mercati e degli esercizi commerciali e alle restrizioni alla libera circolazione imposti dal lockdown: il 50,6% delle famiglie, infatti, dichiara di aver comprato i prodotti falsi su internet, che è l’unica vetrina rimasta sempre aperta durante l’epidemia, con percentuali che oscillano tra un minimo del 43,6% nel Nord est ad un massimo del 53,8% tra chi risiede al Centro (fig. 8).
Tutte le altre modalità di acquisto in luoghi fisici, più evocative della compravendita di merce falsa per come si è formata nell’immaginario collettivo, sono meno praticate: il 21,6% degli acquirenti di merce falsa ha effettuato l’acquisto in una bancarella o per strada (dato che sale al 30,8% nel Nord Est e al 28,8% tra chi ha un livello socioeconomico medio-basso o basso), il 19,3% sul banco di un mercato (25,3% tra i laureati), il 13,9% sulla spiaggia (20,0% tra i longevi con più di 64 anni, 28,2% tra chi vive bel Nord-est), il 9,7% in un negozio (14,0% tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni), il 4,6% in una casa privata (con quote che raggiungono il 7,7% tra chi risiede nelle regioni del Centro e l’11,3% tra chi ha tra i 35 e i 44 anni) e il 3,1% attraverso una app di messaggistica (tab. 9).
Quando si acquista un prodotto contraffatto si abbassano anche le aspettative in termini di qualità, durata e riuscita complessiva del prodotto: un acquirente di prodotti falsi su cinque (il 21,7% del totale) si dichiara soddisfatto dei prodotti acquistati, mentre il 39,4% dichiara che in alcuni casi è stato soddisfatto, in altri no (ammettendo implicitamente di essere un consumatore abituale di fake), e il 38,9% dichiara di non essere stato soddisfatto del prodotto acquistato (fig. 9).
La soddisfazione cresce tra quelli che hanno comprato prodotti falsi consapevolmente, tra i quali solo il 18,9% si dichiara del tutto insoddisfatto dell’acquisto effettuato.
Il mercato del falso frena l’economia e sottrae ricchezza e posti di lavoro al mercato legale: e lo dimostrano gli stessi fake-consumers.
Alla richiesta di pensare all’ultimo prodotto falso acquistato e di immaginare come si sarebbero comportati nel caso in cui non fosse stato disponibile, solo l’8,9% degli intervistati dichiara che lo avrebbe sostituito con un altro prodotto falso, spendendo la stessa cifra sul mercato illegale (fig. 10).
Il 42,4% degli intervistati, invece, dichiara che non avrebbe comprato altro, sottraendo il denaro speso dal mercato della contraffazione.
Ma le risposte più interessanti vengono dall’altra metà del campione, tra i quali il 29,6% dichiara che avrebbe riportato la stessa cifra spesa sul mercato legale, comprando un prodotto originale, artigianale o di marca, dello stesso tipo di quello falso, e il 19,2% che avrebbe acquistato l’articolo originale della stessa marca al prezzo di listino, impegnandosi, in alcuni casi, ad immettere sul mercato legale cifre significativamente più alte di quelle spese per il prodotto contraffatto.
3.2. Smentire un luogo comune: non sono i meno abbienti a comprare merce fake
Ma quali sono le ragioni che hanno spinto e spingono le famiglie italiane a scegliere di comprare un prodotto falso?
Al primo posto, il 44,8% degli intervistati sottolinea di aver fatto un acquisto inconsapevole, non sapendo che la merce era falsa (fig. 11).
Tra coloro che, invece, ammettono che l’acquisto è stato il frutto di una scelta deliberata, le due motivazioni principali sono legate al prezzo e all’esigenza di risparmiare “Compriamo fake perché costa poco” e “compriamo fake perché l’articolo originale costava troppo”, segnalate ‒ rispettivamente ‒ dal 29,6% e dal 15,3% dei consumatori di fake.
In secondo piano tutte le altre motivazioni, sia quelle più pragmatiche quali la necessità di poter disporre di un prodotto di cui si aveva bisogno, che hanno spinto all’acquisto l’11,3% degli intervistati, o le segnalazioni/recensioni di altri consumatori (6,9%); sia quelle più edoniste quali il desiderio di seguire la moda (7,4%), il divertimento (6,4%) o la voglia di avere qualcosa di nuovo (5,9%).
C’è poi una percentuale residuale di acquirenti, quantificabile nel 5,4% del totale, che difende le proprie scelte nella convinzione che la merce contraffatta sia della stessa qualità dell’originale e che quindi sia indifferente comprare l’una o l’altra.
Se il principale driver dell’acquisto di prodotti falsi è il prezzo, ci si aspetterebbe che i maggiori consumatori di fake siano gli individui e le famiglie meno abbienti, che acquistano il falso per necessità.
In realtà l’indagine mostra con chiarezza come non solo il mercato del contraffatto si muova secondo le stesse logiche del mercato legale, ma abbia anche gli stessi protagonisti. A muoversi sulla scena del fake, così come sul mercato dei beni e servizi legali, sono soprattutto i benestanti, che sono anche quelli che si mostrano maggiormente consapevoli della natura dell’acquisto che hanno effettuato: il 31,4% di quelli che dichiarano di avere un livello economico alto o medio-alto hanno comprato almeno una volta merce falsa sul web, contro il 20,3% della media nazionale (tab. 10). Non solo, il 12,7% lo ha fatto intenzionalmente, mentre la media è del 4,5%.
Analogo ragionamento può essere fatto per i nuclei famigliari al cui interno c’è almeno un componente che ha acquistato articoli falsi, che sono il 25,6% del totale delle famiglie, ma salgono al 31,9% tra le famiglie più abbienti (tab. 11).
Questi dati confermano quanto emerso dagli studi territoriali condotti in questi anni, ovvero che sul mercato del falso si trovano merci diversificate per tipologia, qualità e prezzo: accanto al fake low cost delle bancarelle e dei lenzuoli è possibile acquistare prodotti più costosi, del tutto simili agli originali anche nelle finiture e nel packaging, destinati a clienti più facoltosi, che li comprano intenzionalmente, convinti di fare un affare e di riuscire ad ingannare anche gli occhi più esperti.
3.3. Fenomenologia della contraffazione durante la pandemia
Anche durante l’emergenza sanitaria la filiera del falso ha mostrato la propria capacità di anticipare la domanda, diversificando i prodotti e puntando decisamente sull’e-commerce. Si tratta di due caratteristiche che già contraddistinguevano il mercato del falso in epoca pre-pandemica e che hanno subito un’ulteriore accelerazione durante la pandemia.
Restrizioni agli spostamenti, crisi economica, pandemia non hanno fermato gli acquisti di merce falsa: nell’ultimo anno il 5,2% degli italiani adulti, 2 milioni e 600.000 in valore assoluto, ammette di aver acquistato prodotti falsi: se si considerano solo quelli che dichiarano di aver effettuato un acquisto consapevole, la quota scende al 2,9% degli italiani adulti (fig. 12).
Si tratta ancora di numeri consistenti, ma comunque inferiori a quelli che circolavano nell’epoca della pre-pandemia, se solo si pensa che l’EUIPO stimava per il 2017 una quota pari al 6% di consumatori consapevoli.
La presente indagine evidenzia, dunque, come il nuovo modello di vita tra le mura domestiche che si è imposto con la pandemia abbia condizionato anche il mercato del falso, selezionando maggiormente i consumatori, che sono soprattutto quelli più avvezzi all’acquisto di fake, e modificando quantità e qualità dei beni acquistati.
Il profilo del consumatore di fake dell’ultimo anno è quello di un habitué del falso, che acquista prodotti contraffatti con una certa regolarità (il 62,3% dichiara di aver comprato più di un prodotto contraffatto nell’ultimo anno) e ha una maggiore consapevolezza di quello che sta facendo (il 54,7% era consapevole di comprare merce contraffatta) (fig. 13). Per quanto riguarda i prodotti falsi, al primo posto rimangono gli articoli del fake tradizionale: abbigliamento (47,2% del totale), accessori e calzature, ma acquistano posizioni medicinali e dispositivi di protezione.
I dati relativi ai pezzi sequestrati da Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane testimoniano la presenza di traffici significativi di dispositivi di protezione, igienizzanti, termometri contraffatti e non sicuri, e la ancor più pericolosa vendita on line di falsi medicinali per la prevenzione e/o la cura del Covid 19: nel 2020 sono stati sequestrati prodotti contraffatti che possono essere classificati genericamente come “dispositivi Anticovid”, ‒ principalmente mascherine, ma anche guanti monouso, tute, termometri- cui vanno aggiunti 46 milioni di dispositivi medici che sono stati ritirati dal mercato perché non sicuri.