Un ulteriore approfondimento della ricerca è rappresentato dalla verifica dei servizi che i malati vorrebbero avere a disposizione. La domanda che emerge dal campione si concentra in particolare sul rafforzamento dei servizi riabilitativi funzionali al recupero occupazionale e alla socializzazione, nello specifico:
- i progetti di reinserimento lavorativo (48,5%);
- le attività culturali, sportive e di socializzazione (48,5%);
- i laboratori di arte, danza, teatro, musicoterapia (36,4%);
- i soggiorni di vacanza (37,9%).
Gli intervistati richiedono anche una maggiore assistenza domiciliare, che viene individuata da quote nettamente superiori a quanti concretamente beneficiano del servizio (il 21,2% vorrebbe usufruire dell’assistenza domiciliare socio-assistenziale e il 15,2% dell’ADI). È significativa, infine, la quota di quanti vorrebbero poter usufruire di sedute psicoterapiche (21,2%). L’assidua frequentazione dei Centri di Salute Mentale testimonia come per la grande maggioranza (83,3%) sono il riferimento unico per la cura della schizofrenia, mentre minoritarie sono le quote di chi indica l’ambulatorio medico-ospedaliero o dell’ASL (3,3%) o lo studio privato dello specialista (4,0%). Il 6,0% invece sottolinea di non avere un unico punto di riferimento e di servirsi di più specialisti e strutture. L’analisi della diffusione dei trattamenti previdenziali erogati da parte dello Stato a favore degli invalidi civili e degli inabili al lavoro vede, a fronte del 22,7% del campione che non ne beneficia, il 74,0% ricevere la pensione di invalidità e il 9,3% l’indennità di accompagnamento. Il 2,0%, al contrario, gode di assegni straordinari, ordinari e di reinserimento sociale e lo 0,7% di contributi per la residenzialità. Nonostante un vissuto molto difficile e un’interazione con i servizi non sempre in linea con le proprie necessità, oltre il 90% dei pazienti intervistati definisce positivo l’insieme dei servizi di assistenza pubblica, anche se la maggioranza (59,9%) aderisce all’opzione di soddisfazione moderata (tab. 8). Tali servizi vengono ritenuti adeguati dal 74,1% dei pazienti, mentre il 21,1% ritiene che il supporto che al momento riceve rappresenti il minimo indispensabile, ma non sa quanto ancora riuscirà a resistere in questo stato. Ancora più problematica è l’opinione espressa dal 4,1% dei malati che lamenta la generale carenza dell’offerta pubblica e che denuncia come l’assistenza sia delegata interamente al proprio nucleo familiare di appartenenza, mentre lo 0,7% afferma che i servizi esistono solo su carta.