Una volta ricevuta faticosamente la diagnosi, la selezione del medico di riferimento per la cura costituisce un'ulteriore criticità per la larga maggioranza degli intervistati. Infatti, è solo il 16,9% dei pazienti intervistati ad avere mantenuto lo stesso riferimento medico sin dal momento della diagnosi, al contrario l’83,1% del campione registra il cambiamento del professionista per la cura della schizofrenia.
Alla richiesta di motivare le ragioni che hanno spinto al cambiamento del medico di riferimento, gli intervistati in primis denunciano l’incapacità del professionista di seguirli in maniera appropriata (30,2%) e l’inadeguatezza di quest’ultimo nel fornire informazioni sufficientemente chiare ed esaustive sulla malattia (12,9%). Considerazioni di carattere logistico sono invece condivise dal 10,3% degli intervistati, che attribuiscono alla distanza tra il centro presso cui erano in cura e la propria abitazione la ragione del turn over, mentre il 7,8% adduce problemi economici in quanto le visite di controllo risultavano troppo costose. Vi è infine il 22,4% che sottolinea come il cambiamento del medico sia indipendente dalla propria volontà e legato probabilmente a problemi organizzativi della struttura di cura di riferimento.
Il medico di medicina generale è stato interpellato dal 26,0% del campione e il farmacista dal 3,3%, invece, il 7,3% ha richiesto ulteriori informazioni al proprio medico di riferimento per la cura della schizofrenia (tab. 3).
Abbastanza diffusi (20,0%) anche il ricorso al circuito familiare/amicale e la ricerca personale tramite internet, consultando siti internet scientifici (18,0%), siti del Servizio Sanitario Nazionale (6,0%) o attraverso il peer to peer: il 7,3% tramite i social media e il 4,7% mediante i forum/blog gestiti dai pazienti. Consultazioni più tradizionali hanno interessato il 12,7% del campione che ha fatto riferimento a libri e riviste sul tema, mentre il 18,7% ha utilizzato il foglietto informativo contenuto nelle confezioni dei farmaci prescrittigli.